Manifestazione con alle spalle oltre 400 anni di storia, capace di rinnovarsi di edizione in edizione pur mantenendo immutate leggenda e magìa, la Pesa vegia ieri sera ha catalizzato una volta di più l’attenzione di un gran numero di persone.
L’evento è vissuto attorno a una serie di
rappresentazioni e ambientazioni storiche che hanno preso vita in suggestivi
scorci del paese, in un indovinato mix tra sacro e profano.
Il
presepe vivente in zona eliporto, il castello di re Erode all’ex cotonificio
Cantoni, l’oasi dei Magi in via Carlo Alberto, la casa della “Teresa di pom” in
via Plinio, l’accampamento dei cavalieri alla “Puncia”, l’antico convento
all’ex bar Acli, l’osteria della fruttarola alla stazione ferroviaria, la
mostra dei disegni dei ragazzi e vari
pannelli sulla storia della “Pesa” al Palasole, la corte del podestà dentro la
ex chiesa di San Nicolao e il consiglio comunale storico in municipio hanno
fatto da ideale contorno al traino delle pese per le vie del paese, all’arrivo
del podestà e dei nobili al molo e all’attracco della gondola con i messi
spagnoli.
Gli sguardi della
folla si sono poi spostati verso il balcone del municipio, dove si è rinnovata
la lettura della benevola ordinanza con il ripristino delle vecchie unità di
misura.
Sempre
dal palazzo municipale si è quindi mosso il corteo spagnolo, seguito dalla
sfilata dei Magi, che hanno distribuito caramelle e doni.
Va
ricordato che da un attento lavoro di ricerca svolto anni fa da Antonio Rusconi
e in seguito sfociato nella pubblicazione del libro Pesa vegia tra leggenda e realtà viene documentata come verosimile
una datazione intorno al 1605, anno in cui vi fu l’emanazione di una “grida”, a
cura del governatore Pedro Acevedo conte di Fuentes, che annullava una
precedente sua riforma del 1604 e ripristinava in uso le vecchie unità di misura.
La leggenda
Le
nuove unità di misura, ossia la “pesa nova”, avevano provocato disappunto nei
commercianti bellanesi: quell’“iniqua ordinanza” era ritenuta una calamità per
le attività commerciali del paese qualora non si fosse riusciti a contrastarne
l’applicazione. E in una concitata riunione in municipio si decise di ricorrere
allo stesso governatore perché annullasse le nuove pese e emanasse una nuova “grida”
per ripristinare le vecchie misure.
Il
Conte di Fuentes accolse le suppliche dei bellanesi e si mise a capo di una
delegazione con destinazione il borgo lariano. L’atmosfera in paese era tesa per
l’esito della spedizione. Sin dal primo pomeriggio un insolito viavai animava
la “Puncia” e dopo il tramonto la spiaggia al dì là del Pioverna era ricolma di
giovani e anziani che attendevano con ansia il natante.
Il
buio incalzava, l’aria era pungente. Accovacciati intorno a un falò uomini e
donne erano pensierosi e preoccupati. E di tanto in tanto puntavano gli occhi
verso l’oscurità del lago per capire un qualche minimo segno. Il rumore di uno
sciacquìo giunse improvviso.
I
bellanesi si alzarono in piedi a scrutare in lontananza. E quando videro la
gondola corriera, con quanto fiato avevano in gola, lanciarono dalla riva il
grido “Pesa vegia o Pesa nova?”; “Pesa vegia” fu la risposta. Popolani e
commercianti esultarono. Tutto il paese accorse nel molo per accogliere i messi
spagnoli latori della benevola ordinanza.
Alcuni
si ricordarono che era la vigilia dell’Epifania e, pazzi di gioia, inscenarono
la rappresentazione dei Magi e, improvvisando un corteo, percorsero le vie del
borgo soffermandosi a bere e a mangiare nei bar e nei ristoranti aperti sino al
mattino.
Nel servizio
fotografico di Claudio Bottagisi, le immagini dell’edizione 2020 della Pesa
vegia.
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