di Claudio Bottagisi
Quasi
sessant’anni di pane quotidiano. Quasi sessant’anni di un’attività svolta con
professionalità e una buona dose di entusiasmo, facendo tesoro con il
trascorrere degli anni dell’esperienza maturata in così tanti decenni di
lavoro.
Quasi
sessant’anni di sacrifici e rinunce, sempre con il desiderio di mettersi al
servizio dell’affezionata clientela fino a riuscire nell’intento, non comune a
tutte le attività commerciali, di entrare nel cuore dei residenti e non solo.
Quasi
sessant’anni di panificio Gatti. Era infatti l’estate del 1962 quando in via
Oliveti a Mandello iniziava l’avventura di questo esercizio commerciale.
A
muovere i primi passi furono i fratelli Irene e Giorgio Gatti, lei in quegli
anni dipendente del Consorzio Agrario e lui ancora senza un’occupazione.
Piera
Stucchi,
la loro madre, aveva rilevato con il marito Giuseppe la licenza ceduta dal
titolare di una panetteria a Palanzo e da quel momento aveva preso avvio il
cammino del nuovo negozio di alimentari.
Un
cammino molto simile a un’avventura, va detto, se si considera che Giorgio
(addetto alla preparazione e alla cottura del pane) era del tutto digiuno di
questa professione. A dargli una mano
e a dispensargli preziosi consigli aveva pensato il fornaio di Somana.
“Noi
abitavamo alla “prima luce” - ricorda la sorella Irene - e, insieme, io e mio
fratello raggiungevamo il negozio con il “Galletto” all’una e mezzo di ogni
notte. Prima c’era il forno a cui badare, poi alle 6 io aprivo il negozio e vi
restavo per l’intera giornata”.
Già
nel ’63 l’esercizio mandellese fu premiato per “il miglior pane della provincia
di Como”.
E' il 2012, il panificio Gatti festeggia i 50 anni di attività. |
Dopo
quasi sessant’anni il panificio Gatti chiude. Abbasserà per sempre le
saracinesche a metà dicembre e c’è da credere che quel negozio mancherà a
molti. Anche quando erano arrivati gli anni della crisi, il calo dei consumi,
le tasse e i mille balzelli di una burocrazia tanto assurda quanto costosa, in
termini di tempo e di competenze specifiche, a prevalere era sempre stata la
consapevolezza di non arrendersi, di andare avanti e di fronteggiare le
molteplici difficoltà che avevano colpito i cosiddetti negozi di quartiere e le
botteghe di vicinato, sempre più schiacciate dalla grande distribuzione.
Ora,
però, la scelta di interrompere quel lungo cammino. Una scelta non facile,
anche (se non soprattutto, viene da credere) emotivamente.
Come
non ricordare, allora, che nel corso degli anni non pochi familiari si sono
avvicendati nella conduzione di quel panificio. Dapprima - dopo le nozze datate
1965 - Irene e il marito Enrico Mambretti, poi la moglie di Giorgio, Rina
Ambrosioni, con la figlia Bruna, quindi Mauro, Corrado e Graziella, figli di
Irene e Enrico, oltre a Giuseppino, figlio di Giorgio, addetto alla
distribuzione dei sacchetti del pane.
Anni
fa il forno era stato chiuso, ma la cottura del pane era rimasta per così dire…
in famiglia visto che da quel momento in poi a rifornire i fratelli Gatti era
stato il forno del nipote, Michele Mambretti.
A
non essere invece mai cambiato, dal ’62 ad oggi, è stato il rapporto di
amicizia con la clientela. “Ci ha voluto bene e ci ha sostenuto - sottolinea
Irene Gatti - e nelle circostanze più significative ci ha dimostrato grande
affetto”.
Poi
un “grazie” sincero ai colleghi degli esercizi commerciali mandellesi e in
particolare a Carlo Bottazzi e ai fratelli Rossetti, con i quali vi è sempre
stato un ottimo rapporto di collaborazione.
Il
suo “grazie” più importante è però per il Signore. “Lui ci ha dato il dono della
salute e quello della serenità - dice - indispensabili per fare questo lavoro
per quasi sessant’anni”.
Ora,
alla vigilia del congedo, piace riportare la poesia con la quale nel gennaio
1981 mamma Piera “raccontava” con semplicità e tuttavia con efficacia “La
bottega dell’Irene”: “Sta lì a
lato in via Oliveti. Pane vi serve? Uova o formaggio? Latte o prosciutto? Qui
c’è di tutto! Anche la scopa, la lacca o il sapone. Biondo e fragrante vien su
col carrello, il pane da sotto preparato dal Giorgio, che è suo fratello.
Filoni, rosette, banane, boffette e ben lavorato che invita il palato. Son le
nove, son le dieci, il buon pane vola via; e farina da polenta, i biscotti pel
bambino e per l’uomo il salamino. “M’occorre il burro fresco, il formaggio
senza crosta, il prosciutto senza grasso”. E buongiorno, buonasera, con sincera
cortesia”.
Mamma
Piera continuava: “Pesare,
tagliare, affettare. Qualcuno ha fretta e deve aspettare. E’ la quotidiana
sinfonia di questa panetteria. La Rina e l’Irene stan dietro il banco
sorridenti, vestite di bianco. Invitano e pesano, preparano sacchetti, mentre
l’Enrico va per le strade a servire il cliente che non vuol camminare”.
Quasi
sessant’anni di pane quotidiano e non solo, perché del panificio Gatti si
parlava anche per i profumati, fragranti e buonissimi biscotti che vi si
potevano acquistare (i primi a essere prodotti furono creati proprio da mamma
Piera), di varie specialità, integrali o senza zucchero, oltre a gustosi
frollini.
grande irene e tutti voi un esempio di lavoro ed impegno imprenditoriale cosa molto vera dio vi ha dato la salute che per tutti i piccoli imprenditori che hanno basato su se stessi la loro azienda resta il tassello piu importante comunque restera sempre il bel ricordo della vostra amata attivita complimenti
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