di Claudio Bottagisi
Vivere
la notte di Natale dentro una stalla. Vivere la natività di Gesù il più vicino
possibile all’esperienza vissuta da Maria e Giuseppe, riflettendo e meditando sull’Admirabile signum, il mirabile segno, la
lettera apostolica scritta da papa Francesco sul significato e il valore del
presepe.
Vivere
la notte di Natale nella stalla di una cascina, quella di Casa don Guanella a
Valmadrera, dove un importante progetto di agricoltura sociale sta accompagnando
tanti ragazzi verso la formazione della loro identità, aiutandoli a ritrovare
la speranza prendendosi cura dell’ambiente attraverso un costante avvicinamento
al mondo agricolo e produttivo e apprendendo utili professionalità fino a
introdursi gradualmente nel mondo del lavoro.
Il
mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano e capace di suscitare
sempre stupore e meraviglia, ha così accompagnato la veglia di preghiera e la
messa della notte di Natale a cascina don Guanella.
Guidati
da don Agostino Frasson e accogliendo idealmente l’invito ad “andare alla
grotta” per poi condividere gioia e speranza con chi le ha perdute, in tanti si
sono ritrovati per una notte di silenzio e preghiera, di riflessione e
condivisione.
“Pensare
al Natale significa pensare alla fantasia immensa di Dio - ha detto don
Agostino all’omelìa - perché tutti vogliono rimanere nella storia per qualcosa
di importante, spesso dimenticando che invece il Signore è partito dal punto
più basso, appunto nascendo dentro una stalla e facendosi povero e umile”. E
allora “smettiamo di cercare Dio tra le stelle ma cerchiamolo in una stalla,
proprio come questa in cui stiamo celebrando la notte santa. E dove Lui ci
aspetta, perché mentre contempliamo la scena del Natale siamo invitati a
metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è
fatto uomo per incontrare ognuno di noi”.
Poi
altre riflessioni sul presepe, “esercizio di fantasia creativa - per dirla con
le parole del pontefice - che impiega i materiali più disparati per dar vita a
piccoli capolavori di bellezza”. Perché a fare il presepe si impara da bambini,
“quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine
che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare”.
“Perché
il presepe suscita tanto stupore e ci commuove? - si legge sempre nella lettera
apostolica di papa Francesco ascoltata e meditata a cascina don Guanella - Anzitutto
perché manifesta la tenerezza di Dio. Lui, creatore dell’universo, si abbassa
alla nostra piccolezza. In Gesù, il Padre ci ha dato un fratello che viene a
cercarci quando siamo disorientati e perdiamo la direzione, un amico fedele che
ci sta sempre vicino”.
E
ancora, più avanti: “Quanta emozione dovrebbe accompagnarci mentre collochiamo
nel presepe le montagne, i ruscelli, le pecore e i pastori. In questo modo
ricordiamo, come avevano preannunciato i profeti, che tutto il creato partecipa
alla festa per la venuta del Messia. Gli angeli e la stella cometa sono il
segno che noi pure siamo chiamati a metterci in cammino per raggiungere la
grotta e adorare il Signore”.
“Andiamo
fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto
conoscere”, si legge nel Vangelo di Luca. Così dicono i pastori dopo l’annuncio
dell’angelo e così hanno fatto coloro i quali hanno vissuto la
notte di Natale nella cascina del “Don Guanella” tra mucche, capre, asinelli e conigli. La notte di Natale in una stalla, per una volta
protagonisti di un presepe vivente.
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