Il santuario della Beata Vergine del fiume a Mandello. |
“Soltanto due anni fa tutto ciò sembrava essere il
sogno irrealizzabile di qualche visionario - afferma Alessandro Milesi, musicista
mandellese responsabile del progetto - e invece oggi siamo in grado di
ipotizzare il termine dei lavori entro il 2020”.
“E’ allora difficile trattenere l’entusiasmo -
aggiunge - e così ringraziamo tutte le persone che hanno creduto in questa “follia”
e ci hanno sostenuto concretamente. Grazie a tutti coloro i quali vorranno
continuare e sostenerci in futuro perché, nonostante si veda… la luce, affinché
questo gioiello possa davvero diventare un patrimonio di tutti c’è ancora molto
lavoro da fare.
Piace allora riportare uno stralcio della relazione
stilata in occasione del bando Cei di cui si è fatto cenno in apertura. “Indubbio
è il valore storico dell’organo della chiesa di Madonna del fiume di Mandello -
vi si leggeva - Si tratta di un organo di scuola Carlo Prati, organaro attivo
tra Como e il Trentino, le cui peculiarità sono una sintesi singolare delle
caratteristiche tipiche della scuola lombarda del XVII secolo con quelle della
scuola tipicamente tedesca. A suo tempo l’acquisto e l’utilizzo intensissimo di
questo gioiello era strettamente legato alla forte esigenza di accompagnare i
riti del neonato santuario dedicato alla Beata Vergine del fiume. La
particolare facilità di lettura di tutto lo strumento, seppur smembrato ma non
pesantemente modificato, è stata resa possibile dalla presenza di tutte le
parti fondamentali come i somieri, la meccanica, i mantici e le canne”.
“Queste condizioni particolarmente favorevoli - si
sottolineava più avanti nella relazione - sono ideali al fine di affrontare un
restauro senza particolari dubbi o incertezze riguardo le linee da seguire.
Anche le integrazioni da effettuare sono completamente desumibili dalle tracce
presenti sul materiale in nostro possesso e riscontrabili in strumenti coevi.
L’importanza del materiale secentesco, che manifesta il raffinatissimo gusto
musicale di quel periodo, impone un restauro storico-filologico come punto
centrale per il recupero integrale dello strumento. Questo progetto completa in
maniera significativa il complesso di altissimo valore storico e artistico del
santuario”.
E ancora: “Appare altresì di fondamentale importanza
il fatto che, una volta portato a termine il restauro dello strumento in
questione, insieme con il “Serassi 1761” della chiesa parrocchiale di Crebbio e
il “Francesco Carnisi 1853” della parrocchiale di Olcio, si verrebbe a creare
un insieme comprendente tre importantissimi strumenti storici originali da
utilizzare come veri e propri documenti sonori a testimonianza dei tre secoli
più rappresentativi dell’arte organaria lombarda, una scuola che tutto il mondo
ci invidia”.
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