(C.Bott.) A fine settembre, nella serata denominata “La bellezza per un sorriso” che
al fascino della location - il “Griso” di Malgrate - aveva abbinato lo spirito
d’iniziativa dei promotori, animati dall’intento di raccogliere fondi a favore
delle iniziative portate avanti dagli “Amici di Kobir”, dopo aver raccontato
l’esperienza da lui vissuta nella Repubblica democratica del Congo aveva
annunciato la sua prossima trasferta in Bangladesh.
E ora il dottor Andrea Di Francesco, responsabile
dell’Unità operativa semplice di chirurgia maxillo-facciale pediatrica dell’ospedale
Sant'Anna di Como, presidente e co-fondatore di “Progetto sorriso nel mondo”, associazione
impegnata dalla fine degli anni Novanta sul fronte del trattamento e della cura
delle malformazioni cranio-facciali infantili (tra queste la labiopalatoschisi,
comunemente nota come labbro leporino), scrive proprio da quella terra situata
a est dell’India, sul Golfo del Bengala.
Poche righe (accompagnate da alcune fotografie) in un messaggio Whatsapp, ma emblematiche e più che mai efficaci,
per parlare della missione in corso, che anche durante l’ultimo fine settimana
di ottobre ha visto un lavoro intenso da parte dello stesso dottor Di Francesco
e della sua “squadra”.
“Abbiamo lavorato fino a tardi - scrive il medico a
Mariastella Mellera, con Francesco Bartesaghi anima degli “Amici di Kobir” - anche
perché sono tanti, davvero tanti i bambini e le bambine giunti all’ospedale
“Santa Maria” di Khulna per essere curati”.
Con i suoi oltre 800mila abitanti, Khulna è la terza
città più grande del Bangladesh ed è il capoluogo dell’omonima divisione
amministrativa. E’ situata lungo le rive dei fiumi Rupsha e Bhairab, 130
chilometri a sud-ovest della capitale Dhaka.
“Sono ormai dieci giorni che lavoriamo - spiega Di
Francesco - e sono decine e decine gli interventi fin qui eseguiti. Tanti,
certo, come tanti sono i sorrisi dei nostri piccoli pazienti, ma anche quelli
delle loro mamme e, sorpresa, dei loro papà, sempre più presenti, sempre più
attivi. Insomma, sempre più… papà!”.
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