Incontro
di indubbio interesse, sabato prossimo 16 novembre a Varenna, per iniziativa
dell’Associazione culturale “Luigi Scanagatta”. “Ethiopia. Viaggio nella terra
infuocata della Dancalia, cuore pulsante del nostro pianeta” il tema della
serata. L’appuntamento
è nella sede del sodalizio, in via dell’Arco, con inizio alle ore 21 (ingresso libero).
Protagonista
della serata sarà geologo Aldo Bariffi, che in due occasioni ha avuto modo di
recarsi in questa particolare regione: la prima volta al seguito di una
spedizione scientifica internazionale nel 2003, mentre la seconda esperienza è
stata effettuata nel 2009 con mezzi minimali e all’insegna dell’avventura.
La
Dancalia è un territorio compreso tra la fascia costiera eritrea e i
contrafforti dell’altopiano etiopico e si allunga da Massawa a Djibuti, con una
larghezza media di 150 chilometri. Si tratta di un deserto spietato ed
esaltante. Una delle terre più aspre e inospitali della terra.
Le
temperature medie annue raggiungono valori superiori ai 35-40° e negli anni
Sessanta sono state registrate le temperature più alte del pianeta con 62° a Dallol,
naturalmente… all’ombra (si fa per dire, visto che in Dancalia è impossibile
trovarne).
La
Dancalia è anche il sogno di ogni geologo. La Rift Valley penetra, attraverso
le coste dell’Eritrea e di Gibuti, in Africa e si incrocia con la fossa che
risale da Aden e riparte verso il Kenya e il Mozambico. La regione è nota come
il triangolo dell’Afar, lo snodo di una ferita immensa della crosta terrestre
destinata a non rimarginarsi mai. Anzi, fra 30-50 milioni di anni l’intero
Corno d’Africa sarà andato in frantumi e la piattaforma somala non sarà più
agganciata al continente, ma navigherà, al pari del Madagascar, in mezzo all’Oceano
indiano.
Il
deserto dancalo è una terra in perenne e rapida mutazione e se ne avvertono le
trasformazioni e le tensioni nell’arco delle ore e dei giorni, dalla catena
vulcanica dell’Erta Ale con il suo lago di lava, alle allucinanti visioni
multicolori della Piana del sale. Qui siamo nelle più profonde depressioni
terrestri (fino a meno 160 metri) e ciò che vediamo è la terra superstite dello
sprofondamento del mar Rosso.
Circa
un milione di anni fa il mare penetrò con forza nelle fratture dell’altopiano
ma, alle sue spalle, violente eruzioni sigillarono i varchi in cui il Mar Rosso
si era incuneato. L’acqua evaporò e rimase solo una vastissima distesa di sale
con spessori di oltre 3000 metri, il che equivale a dire 3 cm di sale all’anno
per 100.000 anni.
La
Piana del Sale è il cuore dell’inferno dancalo, annunciato dalle maestose
colonne di Dallol, al termine degli intransitabili cammini che scendono da
Makallè e dalle highlands etiopiche. Qui esplodono continue manifestazioni
eruttive e la concentrazione dei sali è talmente elevata che anche la poca
umidità dell’aria cristallizza sotto forma di brine di sale.
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