Ci si deve ricondurre al fruttuoso periodo
adolescenziale, quando - non ancora quattordicenne - ideò il batiscafo in
miniatura dotato di autonomia funzionale. Non casualmente varato con il nome di
“Eco degli abissi”, l’oggetto-soggetto di un’avventura protrattasi per
ben 4 anni consecutivi in veste di batinauta, acquisendo nell’occasione
l’ambito soprannome di “professor Piccard” conferitogli dall’amico Giorgio
Mazza.
Aristide Angelo Milani, a sinistra, con Giorgio Mazza. |
E’
al limitare di questa originale vicenda, dunque, che Aristide Milani passa a
una scoperta di tutt’altra natura, per giunta priva delle aspettative artistico-design
che hanno contraddistinto le precedenti. E’ il rampichino, in definitiva, il frutto dell’inventiva
verificatasi, ovvero, la nascita della bici
a passo corto, sorta dallo stimolo di sollecitare la mente affinché si
potessero superare le difficoltà sui ripidi sentieri che volgono al Pian
Sciresa. E’ questo il suggestivo pianoro in prossimità di una pineta ai
piedi del Barro, meta abituale condivisa da Milani con Giorgio Mazza.
Grazie all’intuizione, quindi, di affiancare al gruppo
pignoni una qualsivoglia “corona dentata”, o moltiplica, preposta alla
trasmissione del moto, il nostro inventore nel luglio del ‘58 riuscì
nell’intento di collaudare il suo “rampichino” superando il difficoltoso
sentiero per Pian Sciresa non più bici in spalla ma a cavallo o in
sella, come si suol dire. Convenendo di aver vissuto il sogno ambizioso,
anziché sognare di viverlo.
Non vi è dubbio che in quel tempo Milani sia riuscito
ad anticipare la mountain bike realizzata alla fine degli anni Settanta in California
e nel 1985 in Italia da Cinelli.
E’
d’obbligo precisare che le origini della bicicletta risalgono a più di 500 anni
fa, con il primo esperimento di Leonardo da Vinci con il suo velocipide in
legno già dotato di trasmissione, abbozzato sul “Codice Atlantico” assieme allo
sci d’acqua reinventato da Pietro Vassena nel 1932.
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