Pietro Pratelli, a destra, in una foto che lo ritrae con Arturo Gazzini, morto nel 2013, lui pure di Abbadia Lariana, che a sua volta conobbe don Carlo Gnocchi. |
Così
Pietro Pratelli di Abbadia Lariana parla di don Carlo Gnocchi, il presbitero ed
educatore che sabato prossimo, nel decennale della sua beatificazione, verrà ricordato
e onorato dapprima nella messa delle ore 18 in parrocchiale e successivamente
in un incontro in sala civica, dove con inizio alle 20.30 sarà rievocata l’impresa
della “Freccia rossa”, ossia del raid motociclistico Milano-Oslo che esattamente
70 anni fa vide 25 “Guzzini 65” partire alla volta della Scandinavia per
portare idealmente la voce dei piccoli mutilati di guerra e invitare l’Europa
alla pace e all’amore.
Pratelli
sperimentò, negli anni del secondo conflitto mondiale, lo spirito caritatevole
e l’altruismo di don Gnocchi. “Appena tornato in Italia dalla Russa - osserva -
partecipò alla lotta di Resistenza e iniziò a dare corpo al suo sogno: darsi
totalmente a un’opera di carità. Dapprima fu direttore dell’Istituto grandi
invalidi di Arosio, nel Comasco, poi fondò la Federazione “pro infanzia
mutilata” e nel ’52 diede avvio alla “Fondazione pro juventute”, l’attuale “Fondazione
don Carlo Gnocchi”, un capolavoro di intelligenza, operosità e amore”.
Vi
è anche, nella sentita testimonianza di Pratelli, ex allievo ed ex mutilatino “Pro
infanzia mutilata”, il ricordo della dipartita di don Gnocchi. “Morì a soli 54
anni - dice - e donò le cornee a due ragazzini ciechi, inaugurando in Italia l’epoca
dei trapianti. I suoi grandiosi funerali, celebrati in Duomo nel 1956 dall’allora
arcivescovo di Milano cardinale Montini, lo consacrarono per sempre “padre dei
mutilatini” e precursore della moderna riabilitazione, non soltanto nel nostro
Paese”.
La
“Fondazione don Carlo Gnocchi” è riconosciuta istituto di ricerca e cura a
carattere scientifico. Oggi conta 5.600 operatori, con oltre 3.700 posti letto
tra degenza piena e day hospital.
L’attività
svolta si articola in ambito sanitario riabilitativo, socio-assistenziale e
socio-educativo, con grande impegno anche nella formazione oltre che nella
ricerca scientifica. Le prestazioni sono erogate in 28 centri, distribuiti in
nove regioni.
Dal
2001 la Fondazione è riconosciuta “organizzazione non governativa” e promuove
progetti di solidarietà internazionale nei Paesi in via di sviluppo.
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