Anni Cinquanta. Musicanti mandellesi nell'immagine di copertina del libro. |
Ricordi di un mondo che non c’è più e in quanto tali preziosi per lasciare una traccia a futura memoria, tanto più considerata la rapidità con cui tutto sta cambiando, stili di vita e modi di essere compresi.
E
ancora. Tracce e orme lasciate lungo il loro tragitto di vita, lo stesso su cui
si sono fortunatamente incamminati tanti giovani che hanno voluto e saputo mettere
a frutto preziosi insegnamenti nello sport, nell’arte e nel lavoro, ma altresì
nella vita di ogni giorno.
Tutto
questo è Passioni e professioni, il
libro di Bianca Panizza che oggi pomeriggio alle 16 sarà presentato nella sala
consiliare del Comune di Mandello, in piazza Leonardo da Vinci.
“E’
importante non perdere la memoria di questo modo di essere - scrive in premessa
l’autrice - per un senso di riconoscenza e di affetto verso i predecessori e
ancora di più per non rischiare di perdere, con la memoria storica collettiva,
anche la propria identità personale”.
Il
timore, per dirla sempre con le parole di Bianca Panizza, è che alberi con
poche radici possano trovarsi in difficoltà in un mondo sempre più difficile,
con uragani che si moltiplicano.
Quelli
racchiusi dentro Passioni e professioni sono i ricordi di persone, originarie
di Mandello o mandellesi di adozione, di età compresa per lo più tra gli 80 e i
90 anni. Ricordi di episodi di quando erano bambini e ragazzi. Ecco allora, una
dopo l’altra e ciascuna corredata da non poche fotografie in bianco e nero, le
interviste a Massimina Agazzi, Emilio Panizza, Elisa Bonetti, Luigi e Giuseppe
Bartesaghi, Francesco Gala, don Vittorio Bianchi, Orsola Comini, Lazzaro
Poletti, Antonio Bialbiani e Giuseppe Moioli. Poi ancora Angelica Valsecchi,
Mariuccia Fasoli, Dina Borellini, Serviliano Cattaneo, Giovanni Zucchi e padre
Sandro Lafranconi.
“Non
ho trascritto in modo letterale quanto mi veniva raccontato - osserva sempre
Bianca Panizza nelle pagine introduttive del libro - e ho usato il più
possibile le loro espressioni. Ma dovendo dare una veste logica e cronologica
al tutto, oltre a tradurre dal linguaggio colloquiale a uno più formale ho
interpretato, collegato e integrato. E alla fine lo stile è il mio”.
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