di Claudio Bottagisi
Dal
canto introduttivo - “Camminerò sulla tua
strada, Signore, dammi la mano, voglio restare per sempre insieme a te” - a
quello finale, l’Ave Maria, nella
chiesa del Sacro Cuore tutto oggi parla (e racconta) di Morena Zucchi. Dalle
preghiere alle invocazioni, dalle letture alle riflessioni del sacerdote, fino
appunto ai canti, tutto oggi è per lei. “Sì, perché Morena ci ha dato
appuntamento qui - dice don Andrea Mombelli, vicario della comunità pastorale
di Mandello - per mettere lei stessa e mettere anche noi nelle mani del Dio
della vita”.
Dopo
la prima lettura i ragazzi intonano Su
ali d’aquila, un altro canto che oggi diventa struggente: E ti rialzerà, ti solleverà, su ali d’aquila
ti reggerà, sulla brezza dell’alba ti farà brillar come il sole, così nelle sue
mani vivrai.
Poi
l’omelìa. “Salutare qualcuno non è mai facile - premette don Andrea - perché
affiorano ricordi e momenti di vita percorsi insieme”. E’ diretto, il
sacerdote. “E’ un addio sofferto - ammette - perché la morte lascia ferite
profonde anche se siamo credenti e perché umanamente è sempre ingiusto perdere
chi si ama”.
Davanti
a lui c’è la bara con le spoglie della mandellese morta alla soglia dei 41 anni
dopo una sfida alla malattia durata più di quattro anni. “Tu, Morena - le dice
- hai una vita, una dignità e un’umanità che neppure la morte può cancellare.
Tu, con quel sorriso, ci inviti a riflettere sul perché della vita e ci induci
a chiedere: io per chi sto vivendo? E a porci un altro interrogativo: ma io
sono felice?”.
“Certo,
oggi questa domanda sembra fuori luogo - aggiunge - ma è proprio attorno a
questo interrogativo che noi costruiamo il senso della nostra vita. E’ sempre
l’amore a dover prevalere e l’amore è troppo grande per rinchiuderlo dentro un
sepolcro”.
Quindi
una serie di atteggiamenti collegati al Vangelo delle beatitudini. Uno, su
tutti: beato sei tu quando sai guardare oltre l’ostacolo, oltre la croce, oltre
la malattia, oltre la morte.
“E
allora - osserva don Andrea rivolgendosi al Signore - non posso che dirti
grazie perché so che la felicità esiste anche per me. E che la beatitudine non
è per gli eroi ma per le persone umili”.
Dopo
di lui è don Ambrogio Balatti, residente a Luzzeno proprio come Morena e la sua
famiglia, a ricordare la giovane mandellese. “L’inverno scorso - dice - mi
chiese di portarle la Comunione. Io mi meravigliavo della sua serenità, ma lei
mi disse: Non sono arrabbiata, so che è arrivata la mia ora e ho preparato i
miei figli e tutti i miei familiari. Poi aggiunse: Ho ricevuto tanto e so che
vado incontro al Signore e ai miei angeli”.
“Morena
è morta il 29 settembre - aggiunge don Ambrogio - ricorrenza dei santi
arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele. E oggi lei, che la sua pur breve
esistenza l’ha vissuta intensamente, ci direbbe: non piangete, amate la vita e
abbiate fede”.
Dopo
la Comunione, una coetanea di Morena legge lo scritto delle amiche e degli
amici del 1978. Ricorda la loro festa soltanto di pochi giorni fa. “Tu c’eri -
dice - e hai voluto stupirci con la tua grinta, nonostante fosse evidente che
il tuo corpo ti stava abbandonando ma non il tuo spirito, non la tua immensa
forza”.
“Hai
voluto che ti salutassimo tutti con grande gioia - aggiunge - quella con cui
hai vissuto e irradiato la vita di tutte le persone che ti sono passate al
fianco”.
Infine
il saluto: “Ci siamo tutti anche oggi, per prometterti che resteremo uniti e
che ti ricorderemo in ogni occasione”.
E’
assordante, il silenzio della chiesa, quando salgono all’altare e si avvicinano
al microfono i due figli di Morena. Con loro il padre, Riccardo. E’ lui, a nome
loro, a leggere la lettera scritta alla mamma da Cristiano e Giulia: “Questo
non è un addio ma un modo per dirti grazie. Oggi siamo un po’ tristi, ma siamo
felici perché ti abbiamo visto soffrire troppo… Sei stata una leonessa, la
nostra Wonder Woman, e hai lottato in modo sovrumano. Sappiamo che l’hai fatto
perché amavi la vita ma soprattutto per noi, i tuoi amatissimi figli. E allora
continua a parlarci e, quando ce n’è bisogno, a rimproverarci. E spiega un po’
a papà come deve fare…”.
E
infine: "Adesso riposa ma non troppo, mi raccomando, perché per un bel po’
avremo ancora bisogno di te".
Fuori
dalla parrocchiale gli altoparlanti diffondono le note del brano di
Renato Zero Il cielo. Più che un
canto, oggi una preghiera. Era stata Morena a volerlo, per salutare chi le ha
voluto bene. E nello stesso momento in cielo salgono tanti palloncini colorati.
Sì, volano incontro al cielo, con Morena.
Dio ti sta' vicino Morena sei splendida unica una mamma meravigliosa riposa in pace. Mi ricordero sempre della tua grande semplicità
RispondiEliminaGrazie Morena oggi ho inparato una lezione di vita che mi a toccato il cuore Cleto
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