Giulia Molteni ieri sera all'auditorium della "Casa dell'economia" di Lecco. |
Quasi due ore di musica e canzoni. Quasi due ore di
magìa e poesia. Quasi due ore di emozioni. Il concerto “Umbre de muri” che ieri
sera a Lecco ha gremito l’auditorium
della “Casa dell’economia” è stato tutto questo. Ed è stato anche il
tributo a Fabrizio De André nel ventennale della morte.
A cantare “Umbre de muri”, le “ombre di facce” degli
ultimi, Giulia Molteni. Sono le “ombre di facce” degli emarginati, degli
esclusi, quelle interpretate da De André, le stesse che passano sotto i nostri
occhi senza che magari neppure ce ne accorgiamo. Sono le “ombre di facce” di
tanti bambini vittime di violenze e ingiustizie, che nei testi del cantautore
genovese ritrovano dignità e speranza.
Con Giulia Molteni, bravissima al pianoforte oltre che
apprezzata (e a lungo applaudita) per la sua splendida voce, sul palco
dell’auditorium di via Tonale anche Ranieri “Ragno” Fumagalli, che alternando
flauti e ocarine ha aggiunto magìa alla magìa, emozioni alle emozioni.
Ranieri "Ragno" Fumagalli |
“De André ha abbracciato gli ultimi con la sua musica
e le sue canzoni - è stato detto prima che avesse inizio il concerto - proprio
come fanno i missionari che vanno incontro alle persone dimenticate. E questa
serata è dedicata a loro”.
Un accostamento non casuale, quello tra De André e i
missionari. Il concerto di ieri oltre a onorare come detto il grande cantautore ha voluto infatti anche “celebrare” l’Ottobre
missionario straordinario indetto per il 2019 da Papa Francesco.
E non a caso a promuovere l’evento era stata la
Pastorale missionaria della Zona III di Lecco in collaborazione con il Laboratorio
missionario “Beato Mazzucconi” e il Gruppo missionario giovanile della
parrocchia cittadina di San Francesco.
Così quando Giulia Molteni e Ranieri Fumagalli hanno
aperto la serata interpretando proprio il brano Crêuza de mä sullo schermo scorrevano le fotografie scattate da Elena Crotta
durante le sue esperienze di missione. Volti di giovani donne, di bimbi. Volti,
ma soprattutto sguardi.
“Sono emozionata - ha premesso Giulia Molteni - perché
in questa stessa sala esattamente un anno fa Dori Ghezzi ritirava il “premio Manzoni”
alla carriera conferito a De André”. Un’emozione vera, che la cantante ha avuto
il pregio di saper trasmettere al pubblico fin dai primi brani. Ecco allora Via del campo, poi Bocca di rosa e Hotel
Supramonte. E, in prima esecuzione, un estratto dalla Buona novella, quarto album di inediti del cantautore: dall’infanzia
di Maria alla sua maternità. Ad accompagnare la cantante il giovanissimo
violinista Francesco Albarelli e un coro di quattro voci maschili composto da
Carlos Arija, Alessandro Cogorni, Francesco Genchi e Riccardo Invernizzi.
Quindi un trittico sui bambini, le prime vittime di
ogni violenza, introdotto così da Giulia Molteni: “De André diceva che quando muore un
bambino muore anche una civiltà”.
Infine i meritati bis, con il pubblico ad accompagnare,
pur se sottovoce, l’esecuzione di Geordie
e a scandire con il battito delle mani Il
pescatore. Già, due ore di magìa e poesia. Due ore di emozioni.
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