Ciao
Morena, adesso tutto è passato, mi verrebbe da dire. Ma hai visto martedì
pomeriggio in quanti hanno voluto esserci per darti l’ultimo saluto? Hai visto
quanti bimbi, quanti ragazzi, quanti tuoi coetanei, quanti amici e quanti
conoscenti c’erano in chiesa? Forse neppure tu sei riuscita a contarli e a
salutarli tutti!
Mi
verrebbe da chiederti se ti è piaciuto il tuo ultimo viaggio, perché so che
praticamente l’avevi organizzato tu, fin nei dettagli. Anzi, te lo chiedo
proprio. E’ andato tutto come avresti voluto? Ti sono piaciuti i canti, le
preghiere, le parole dei sacerdoti? E l’ideale abbraccio di tutta quella gente?
Non
so se avevi previsto anche le lacrime degli amici, delle tue coetanee e dei
compagni di scuola di Cristiano e di Giulia.
Forse non le avresti volute, ma so che le avrai giustificate. E che proprio tu
avresti voluto asciugarle.
Hai
sentito l’Ave Maria? Hai sentito il
battito delle mani con cui in tanti hanno voluto accompagnare i canti dei
ragazzi? E hai sentito quell’applauso mentre tu stavi lasciando per l’ultima
volta la chiesa?
Non
ti chiedo se hai ascoltato la lettera delle tue amiche e dei tuoi amici del ’78
e quella dei tuoi figli perché di sicuro a loro hai già idealmente risposto,
raccomandando ai tuoi coetanei di essere di parola (e lo saranno) quando hanno
promesso di restare uniti e di ricordarti in ogni occasione e tranquillizzando
Cristiano e Giulia, con una tua mano sul loro capo, che continuerai a parlare
loro e a indicare la strada che dovranno percorrere.
“Per
un bel po’ avremo ancora bisogno di te”, ti hanno detto. Ma tu questo lo sapevi
e lo sai. E per loro ci sei e ci sarai sempre.
Adesso
tutto è passato, dicevo all’inizio. E invece no, non tutto. Tu sei ancora con Cristiano
e Giulia, sei ancora con mamma Piera e papà Angelo. Sei ancora con tutti noi,
lo so. Non più com’era fino a domenica 29 settembre, certo. Me ne sono accorto
anch’io, sai, tre giorni prima che il tuo cuore smettesse di battere. Ti avevo
mandato con Whatsapp tre piccoli fiori di campo e ti avevo scritto: “Li ho
fotografati ieri… te li dono!”. Accompagnando quegli scatti e quello scritto
con le solite faccine e con un cuore.
Quando
ho visto che non eri connessa, che non li avevi visti neppure il giorno dopo e
neppure quello successivo ho capito che questa volta non ce l’avresti fatta.
Ti
avessi inviato quei fiori la sera prima, magari avresti fatto ancora in tempo a
vederli! Eppure voglio credere che quei fiori di campo, quel messaggio e quel
cuore li vedrai adesso, Morena.
E
allora, oggi come una settimana fa, torno a dirti che te li dono, come tu tante
volte ci hai donato (e mi hai donato) il tuo dolce sorriso. Non perderlo mai,
ti prego. Ne avremo tutti ancora bisogno. A me per ritrovarlo basterà guardare
una tua fotografia, una tra le tante che ti avevo scattato, o magari una di
quelle che mi avevi inviato tu. O, ancora più semplicemente, basterà guardare
il cielo, quello stesso cielo che l’altroieri ha accolto i palloncini lanciati
mentre nella piazza della chiesa Renato Zero cantava, giust’appunto, Il cielo. L’avevi voluta tu, quella
canzone, ultimo atto di una “regìa” perfetta, dalla prima all’ultima scena.
Ormai sta diventando un appuntamento.. mi piace come scrive e mi piace molto come lo scrive.. c'è un passaggio in questo articolo in cui mi sono particolarmente ritrovata..In chiesa più volte ho cercato di trattenermi.. poi ad un certo punto ho smesso.. perché Morena accettava tutti per quello che erano. Con lei era così facile essere se stessi.. non c'erano debolezze o pregi.. ma persone.. con un cuore e un'anima. Grazie per come ce la sta ricordando.. sembra di viverla ancora così..
RispondiEliminaGrazie per le sue parole e per il suo sincero e affettuoso ricordo di Morena!
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