03 ottobre 2019

“Ciao Morena, quei piccoli fiori di campo te li dono ora…”

di Claudio Bottagisi
Ciao Morena, adesso tutto è passato, mi verrebbe da dire. Ma hai visto martedì pomeriggio in quanti hanno voluto esserci per darti l’ultimo saluto? Hai visto quanti bimbi, quanti ragazzi, quanti tuoi coetanei, quanti amici e quanti conoscenti c’erano in chiesa? Forse neppure tu sei riuscita a contarli e a salutarli tutti!
Mi verrebbe da chiederti se ti è piaciuto il tuo ultimo viaggio, perché so che praticamente l’avevi organizzato tu, fin nei dettagli. Anzi, te lo chiedo proprio. E’ andato tutto come avresti voluto? Ti sono piaciuti i canti, le preghiere, le parole dei sacerdoti? E l’ideale abbraccio di tutta quella gente?
Non so se avevi previsto anche le lacrime degli amici, delle tue coetanee e dei compagni di scuola di Cristiano e di Giulia. Forse non le avresti volute, ma so che le avrai giustificate. E che proprio tu avresti voluto asciugarle.
Hai sentito l’Ave Maria? Hai sentito il battito delle mani con cui in tanti hanno voluto accompagnare i canti dei ragazzi? E hai sentito quell’applauso mentre tu stavi lasciando per l’ultima volta la chiesa?
Non ti chiedo se hai ascoltato la lettera delle tue amiche e dei tuoi amici del ’78 e quella dei tuoi figli perché di sicuro a loro hai già idealmente risposto, raccomandando ai tuoi coetanei di essere di parola (e lo saranno) quando hanno promesso di restare uniti e di ricordarti in ogni occasione e tranquillizzando Cristiano e Giulia, con una tua mano sul loro capo, che continuerai a parlare loro e a indicare la strada che dovranno percorrere.
“Per un bel po’ avremo ancora bisogno di te”, ti hanno detto. Ma tu questo lo sapevi e lo sai. E per loro ci sei e ci sarai sempre.
Adesso tutto è passato, dicevo all’inizio. E invece no, non tutto. Tu sei ancora con Cristiano e Giulia, sei ancora con mamma Piera e papà Angelo. Sei ancora con tutti noi, lo so. Non più com’era fino a domenica 29 settembre, certo. Me ne sono accorto anch’io, sai, tre giorni prima che il tuo cuore smettesse di battere. Ti avevo mandato con Whatsapp tre piccoli fiori di campo e ti avevo scritto: “Li ho fotografati ieri… te li dono!”. Accompagnando quegli scatti e quello scritto con le solite faccine e con un cuore.
Quando ho visto che non eri connessa, che non li avevi visti neppure il giorno dopo e neppure quello successivo ho capito che questa volta non ce l’avresti fatta.
Ti avessi inviato quei fiori la sera prima, magari avresti fatto ancora in tempo a vederli! Eppure voglio credere che quei fiori di campo, quel messaggio e quel cuore li vedrai adesso, Morena.
E allora, oggi come una settimana fa, torno a dirti che te li dono, come tu tante volte ci hai donato (e mi hai donato) il tuo dolce sorriso. Non perderlo mai, ti prego. Ne avremo tutti ancora bisogno. A me per ritrovarlo basterà guardare una tua fotografia, una tra le tante che ti avevo scattato, o magari una di quelle che mi avevi inviato tu. O, ancora più semplicemente, basterà guardare il cielo, quello stesso cielo che l’altroieri ha accolto i palloncini lanciati mentre nella piazza della chiesa Renato Zero cantava, giust’appunto, Il cielo. L’avevi voluta tu, quella canzone, ultimo atto di una “regìa” perfetta, dalla prima all’ultima scena.


2 commenti:

  1. Ormai sta diventando un appuntamento.. mi piace come scrive e mi piace molto come lo scrive.. c'è un passaggio in questo articolo in cui mi sono particolarmente ritrovata..In chiesa più volte ho cercato di trattenermi.. poi ad un certo punto ho smesso.. perché Morena accettava tutti per quello che erano. Con lei era così facile essere se stessi.. non c'erano debolezze o pregi.. ma persone.. con un cuore e un'anima. Grazie per come ce la sta ricordando.. sembra di viverla ancora così..

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  2. Grazie per le sue parole e per il suo sincero e affettuoso ricordo di Morena!

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