11 settembre 1998, a Molteno è il giorno dei funerali di Lucio Battisti. |
Un
applauso soffocato dall’emozione o forse dalla paura di disturbare, di rompere
quel patto di riservatezza siglato forse inconsapevolmente oltre vent’anni
prima, quando la verde Brianza era diventata anche la “sua” terra.
Era
l’11 settembre 1998 - esattamente 21 anni fa come oggi - e Molteno accoglieva
la salma di Lucio Battisti, morto due giorni prima all’età di 55 anni.
Un
applauso e tanti occhi lucidi quando la Mercedes nera aveva varcato il cancello
del Dosso di Coroldo. Dentro, la bara con le spoglie del cantante. Subito
dietro altre due vetture: sulla prima il figlio Luca e sua madre, sull’altra la
sorella di Lucio, Albarita.
Fuori
dal residence dove Battisti aveva vissuto molti cronisti e fotografi. Poi le
televisioni e i fans del popolare cantautore.
Appoggiati
al cancello i fiori lasciati il giorno prima, ma anche nella notte e nella
stessa mattinata, da mani anonime. Rose gialle, rosse e blu, grandi gigli,
margherite colorate e qualche fiore di campo, raccolto probabilmente sul ciglio
della strada e messo lì, “per non dimenticare”.
Su
ogni mazzo un biglietto o un foglio, non importa se bianco o colorato. E su
ciascun pezzo di carta, anche il più stropicciato, uno scritto e una firma.
L’ultimo
“omaggio” a Battisti l’aveva portato un giovanotto appena una decina di minuti
prima che arrivasse da Milano il feretro del cantante. Era un mazzo di rose,
alcune rosse altre blu. Sul biglietto poche parole: “Ciao Lucio. E grazie”. Su un altro la scritta “Ci ritorni in
mente” e la firma: io sono Francesca.
Un
colpo di vento in una giornata uggiosa proprio come quella cantata da Battisti
aveva fatto volare un foglio più grande. Vi si leggeva: “Grazie di essere
esistito. La mia gioventù è legata alle tue canzoni. Addio”. Poco più in là il
disegno di una chitarra e quello di un microfono, i due “simboli” di Lucio. E
un messaggio: “Addio per sempre e grazie per le emozioni che ci hai dato. Alfio
Rota, 1978”.
C’erano
i carabinieri e c’era la Polizia, fuori dal Dosso di Coroldo. Sul prato davanti
al residence, dove da più di 24 ore era accampata la troupe di Mediaset, altra
gente. Appena oltre il cancello l’abitazione dei custodi, chiusi dentro casa ma
attenti a ogni mossa degli “intrusi”.
C’erano
anche alcune ragazzine. Avranno avuto sì e no 15 anni, eppure le sentivi
intonare sottovoce i brani più famosi di Battisti. Donatella aveva accennato
una strofa di Pensieri e parole, la
sua amica ricciolina cantava Mi ritorni
in mente. “L’ho ascoltata dieci minuti fa alla radio”, aveva spiegato con
un po’ di imbarazzo. Poi lo sguardo le era caduto su un altro mazzo di fiori,
su un altro foglio. “Te ne sei andato - c’era scritto - ma le tue canzoni
resteranno nel mio cuore e io le ascolterò sempre”.
Anche
Antonella, Monica, Fausto e Paolo promettevano: “Non ci scorderemo mai di te,
Lucio”.
Lella
e famiglia, invece, avevano affidato il loro addio al versetto di una canzone di Battisti: “A te che sei il mio
presente, a te la mia mente…”. Seguito dalla frase “Ieri, oggi e domani, con
affetto”.
Quando
era arrivata la bara del cantante la piccola folla radunata davanti al
residence si era aperta per lasciar passare il carro funebre. Al cimitero di
Molteno, appena oltre il passaggio a livello, era già pronto il loculo che
quella stessa mattina avrebbe accolto la salma di Battisti. Su una cancellata
qualcuno aveva lasciato un messaggio: “Lucio forever”.
L’ultimo
viaggio terreno di Lucio si era concluso poco prima di mezzogiorno. Il carro
funebre era entrato nel camposanto a passo d’uomo, tanta era la gente accorsa
per dare l’ultimo saluto al cantante. E quando il portellone si era aperto e la
salma era stata portata a spalla verso i colombari tante braccia si erano
protese per toccare la bara. Altri lanciavano baci verso il feretro. Qualcuno
su un cartello aveva scritto “Grazie Lucio”.
L’ultima
giornata del popolare cantautore nella “sua” Brianza era cominciata sotto il
diluvio. Quel giorno a Molteno c’era
gente arrivata da tutta Italia, qualcuno anche da Roma.
A
una piccola finestra dell’ala estrema dei colombari un giovane aveva appoggiato
un mazzo di fiori rosa. Sì, fiori di pesco come quelli che Lucio aveva cantato
tanti anni prima. Ad accompagnarli un biglietto da visita: “E’ già settembre,
ma senza di te…”.
Dal
camposanto era uscito qualche minuto dopo il sindaco. Nel parcheggio, intanto,
si era radunata una piccola folla di curiosi. Giovani, in maggioranza. Qualcuno
con una rosa tra le mani.
Le
campane della chiesa avevano diffuso i loro rintocchi. A una ragazza sui 30
anni era caduto un messaggio scritto su un foglio di quaderno: “Ora il paradiso
è aperto anche per te. Ciao Lucio, sarai sempre nei nostri cuori”.
Dopo
tanta pioggia nel cielo era apparso uno squarcio di azzurro. Un giovane aveva
guardato in alto. Poi, con le lacrime agli occhi, aveva detto ai cronisti: “Il
canto libero di Battisti è già lassù”.
Nel servizio fotografico di Claudio Bottagisi le immagini dell'arrivo in Brianza da Milano della salma di Lucio Battisti, l'omaggio dei suoi fans e i funerali al cimitero di Molteno. E' l'11 settembre 1998.
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