Elisa Lazzari, morta a Mandello all'età di 50 anni. |
“Carissima
Francesca, carissimo Lorenzo…”. Don Andrea Mombelli, vicario della comunità
pastorale di Mandello, si rivolge ai due figli di Elisa per introdurre la sua
omelìa al rito funebre della giovane mamma morta a Mandello dopo una tenace quanto
purtroppo vana lotta contro il male che l’aveva aggredita un paio d’anni fa.
Li
chiama per nome, il sacerdote, “perché da figlio mi viene spontaneo rivolgermi
a voi e perché soltanto chi ha toccato con mano la morte conosce la fatica di
sentirsi soli in mezzo a tanta gente”.
Già,
sono in molti, in moltissimi oggi pomeriggio nella chiesa parrocchiale del
Sacro Cuore per l’ultimo saluto a Elisa Lazzari, 50 anni compiuti lo scorso
fine agosto. E
tutti con un’unica domanda: perché? “Ma è una domanda - dice il celebrante -
che non accetta risposte”.
E’
difficile rimarginare la ferita. Lo ammette lo stesso don Andrea che afferma,
sempre rivolto a Francesca e a Lorenzo: “Serve tempo per tornare ad amare e a
lasciarsi amare”. Per poi subito porre (e porsi) un’altra domanda: riusciremo
mai a sopravvivere a tutto ciò? Ma in questo caso l’interrogativo una
risposta ce l’ha. “Se avete preso da vostra madre anche soltanto un po’ del suo
carattere vi dico che ce la potete fare, anche se non sarà facile, perché d’ora
in avanti dovrete imparare a essere figli in maniera diversa”.
Un altro sorridente primo piano di Elisa. |
Quindi
una serie di riferimenti alla fede. “Quando tutto va per il verso giusto -
spiega il celebrante - è bello avere fede, ma che fatica quando le cose non
vanno bene!”. Poi un riferimento personale: “La vita mi sta insegnando tanto e
sto imparando a gustarla senza troppe pretese”.
Ma
la morte rimane un mistero. E la fede non cancella la sofferenza “ma ci dona la
presenza di un Dio che con noi versa lacrime e con noi muore per ridarci la
vita”. “E
allora - osserva sempre don Andrea - i legami con Elisa non sono né distrutti
né dimenticati e la fede riesce a rendere umano questo momento di grande dolore”.
Infine
un invito, che è anche una sollecitazione, a Francesca e a Lorenzo: “Elisa
rimarrà la vostra mamma per sempre, perciò non smettete mai di cercarla”.
Dopo
la Comunione nella chiesa si levano alte le note di Fratello sole sorella luna, un canto e insieme una preghiera: “Dolce
è sentire come nel mio cuore ora umilmente sta nascendo amore…”. Quindi il
saluto a Elisa dei “suoi” coscritti, quelli del 1969: “Anche oggi sei riuscita
a riunirci qui, intorno a te, come tanto amavi fare, ma oggi proprio nessuno di
noi avrebbe voluto presentarsi a questo appuntamento, nessuno di noi avrebbe
voluto essere qui a salutarti per l’ultima volta”.
E
ancora: “Nessuno di noi vorrebbe credere che non potrà più godere del tuo dolce
sorriso, del tuo buonumore, delle belle e spensierate serate passate insieme”.
Un altro canto, l’Ave Maria, che
nella circostanza diventa quasi struggente. E, all’esterno della parrocchiale,
l’ultimo saluto, l’ultimo ideale abbraccio a Elisa.
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