Tiziano Curioni |
di Claudio Bottagisi
Semplice
nella vita come nella morte. Semplice come il bouquet di fiori rossi e bianchi
collocato sulla sua bara nel giorno dei funerali, al centro della “sua” arcipretale
di San Lorenzo, dunque nel posto più importante della chiesa “perché - come ha
evidenziato don Giuliano Zanotta introducendo il rito religioso - quello era il posto
che lui ha sempre occupato”.
Mandello
ha salutato questa mattina Tiziano Curioni, morto mercoledì 21 agosto nel giorno del suo settantatreesimo
compleanno.
Una
vita al servizio degli altri e nel segno dei due comandamenti ricordati nell’omelìa
dal parroco della comunità pastorale: amare Dio e amare il prossimo.
Esattamente quello che ha fatto Tiziano, “perché non conta tanto la quantità e neppure
la qualità delle nostre preghiere - ha sottolineato il sacerdote - ma la fedeltà,
l’essere presenti, essere sul posto”. E lui è stato così. Sempre.
“Davanti
al Signore ogni persona ha uguale dignità - ha aggiunto don Giuliano - e il
tempo che Dio ci dona per rimanere su questa terra deve istruirci a vivere nel
bene, come ha saputo fare Tiziano”.
Già
prima che la celebrazione liturgica avesse inizio, il prevosto (che era
affiancato all’altare, tra gli altri sacerdoti, da don Donato Giacomelli, fino
allo scorso anno arciprete di “San Lorenzo” e ora alla guida delle parrocchie
dell’Unità pastorale di Dubino, Cino, Mantello e Cercino) aveva ricordato il
bene fatto da Tiziano a favore della comunità. Per poi aggiungere: “Chissà se lassù
il Signore gli farà fare il sacrestano!”.
Al
termine della messa la lettura di tre significative testimonianze. La prima,
quella di padre Mario Marazzi. “Tiziano
è stato un mite secondo il Vangelo - ha scritto il missionario mandellese da
Hong Kong - Lo ricordo attivo nelle varie mansioni della chiesa di San Lorenzo
e gli siamo grati per tutti quei servizi. Ora che per lui sono passate le cose
di questo mondo, il Signore lo porti con sé dove non è lutto né pianto,
ma pace e gioia”.
E
suor Gabriella Zucchi, suora della Carità
a Miasino, nel Novarese, ha scritto: “Ciao
carissimo Tiziano, desidero anch’io essere presente con il cuore e con lo
spirito alla messa che si celebra oggi per te. Ti penso già nel mistero dell’eternità
nella casa del Signore, la Casa che attende tutti”.
“Tu hai continuato il servizio
- ha scritto ancora la religiosa, figlia dell’autore dell’Oppidum Mandelli - che i miei nonni paterni, aiutati da mio papà
Vincenzo e dalle zie, facevano con tanto amore nella nostra bella chiesa parrocchiale:
campane, cambio di biancheria, accensione di ceri, luci e tanto altro”.
Poi l’ultimo saluto: “Ora le
campane suonano per te, mio caro Tiziano, e ti dicono grazie per il dono che
sei stato in questa terra sulle sponde del lago. E al loro suono unisco il mio
ricordo affettuoso e la mia preghiera”.
Infine la testimonianza di
Angelo Lafranconi, mandellese ora a Roma: “Ho ricevuto con dolore la triste
notizia della morte di Tiziano. Ho lasciato Mandello per lavoro quando lui era
un giovincello. Tornavo al mio paese durante le feste patronali di San Lorenzo
e quando Tiziano mi vedeva mi dava il suo benvenuto con sorrisi sufficienti perché
io fossi contento del viaggio. Ecco, i sorrisi di Tiziano non li dimenticherò
mai”.
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