Don Andrea Paiocchi questa mattina nella chiesa di Sant'Abbondio a Somana. |
La prima invocazione al santo patrono nel canto introduttivo eseguito dalla schola cantorum: "Abbondio nostro protettor, patrono gloriosissimo, a te cantiamo unanimi, te invochiamo supplici. O vescovo fervente a tutti fedelissimo, col tuo esempio infondi in noi fedeltà e amore”. Subito dopo, all’inizio della messa solenne, il primo auspicio di don Andrea Paiocchi, classe 1940, origini bergamasche, ordinato sacerdote 55 anni fa da monsignor Clemente Gaddi: “Il Signore ci doni un po’ dello zelo del vescovo Abbondio”.
“Monsignor Gaddi - ricorda sempre don Andrea - mi ha
ordinato dapprima diacono il 23 novembre 1963 e poi sacerdote nel maggio dell’anno
successivo. Io e i miei colleghi di seminario siamo stati la prima classe di
preti ordinati dal vescovo Clemente appunto nel ‘64”.
Ricorda, don Andrea, altre caratteristiche salienti
della spiccata personalità di monsignor Gaddi. “Il suo - dice - è stato un episcopato
intenso. Subito dopo essere stato chiamato a guidare la diocesi di Bergamo si è
trovato ad affrontare il nodo del nuovo seminario, opera per la quale già il
suo predecessore aveva dovuto superare non poche difficoltà. Quella, poi, era l’epoca
del post-Concilio e lui seppe affrontarla con determinazione e al tempo stesso
con dolcezza e serenità”.
Somana non si è in effetti mai dimenticata di monsignor
Clemente Gaddi. Se n’è accorto lo stesso don Andrea, che all’inizio del rito
religioso aveva detto: “La vostra è una comunità viva. Lo dimostrano i cantori
e lo conferma il piccolo “esercito” di chierichetti oggi con me qui all’altare.
“Non a caso - aveva aggiunto - il Signore fa conoscere ai più piccoli le cose
più grandi”.
Monsignor Tarcisio Ferrari, dal '64 al '77 al fianco di monsignor Clemente Gaddi. |
Poi, all’omelìa, alcuni riferimenti alla figura di
Abbondio, “vescovo di Como nato a Tessalonica in Grecia, l’attuale Salonicco,
che al secondo Concilio di Efeso, indetto per l’esigenza di recuperare la
centralità di Cristo nella Chiesa, fu incaricato di portare pace e verità”.
La verità, appunto. “A volte è scomoda - aveva
rimarcato il sacerdote, che all’altare era affiancato da monsignor Tarcisio
Ferrari, segretario di monsignor Gaddi dal ‘64 al ’77, e da don Giuliano
Zanotta, parroco della comunità pastorale di Mandello - e oggi più che mai è
facile diffondere fake news, ossia notizie
con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, e così anche Papa Francesco
non ha vita facile perché non è benvoluto da tutti”.
Quindi un riferimento alle letture della domenica, laddove
si affermava: “Voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con
inchiostro ma con lo spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra ma su
tavole di cuori umani”. “Ecco - aveva concluso il sacerdote - i nostri cuori oggi
hanno bisogno di trovare chi scrive con le sue parole e con la sua vita”.
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