Lo scorso anno,
ospite della comunità educativa di don Agostino Frasson, disse: “La famiglia è
stata la mia vittoria più importante”
Felice Gimondi con don Agostino Frasson a Casa don Guanella di Lecco nel marzo dello scorso anno. |
di Claudio Bottagisi
Uno
dei più grandi corridori di sempre. E un amico, un grande e sincero amico di
Casa don Guanella, di don Agostino Frasson e dei “suoi” ragazzi. Ma anche del
progetto di agricoltura sociale portato avanti dalla comunità educativa
lecchese a Valmadrera.
Felice
Gimondi, vincitore di tre Giri d’Italia
e di un Tour de France, è morto oggi pomeriggio a Giardini Naxos, località nei
pressi di Taormina, in Sicilia. Avrebbe compiuto 77 anni in settembre.
Un
lutto per il mondo dello sport per la scomparsa di un campione a 360 gradi. Un lutto per il ciclismo
italiano e internazionale, pensando alle grandi vittorie da lui
conquistate nella sua carriera professionistica: oltre al Tour del '65 e alle tre
edizioni della “corsa rosa” (1967, 1969 e 1976), come detto, anche una Vuelta,
il campionato del mondo su strada a Barcellona nel ’73, una Parigi-Roubaix, una
Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia.
Felice Gimondi firma il murales dei campioni. |
Di
queste e di altre grandi vittorie, ma non soltanto, Gimondi aveva parlato a
Lecco nel marzo dello scorso anno, ospite con la figlia Norma di Casa don
Guanella.
“L’abbiamo
inseguito a lungo ma ce l’abbiamo fatta a portarlo qui”, aveva detto don
Agostino ai numerosi intervenuti alla cena benefica organizzata nel salone
della comunità educativa di via Amendola.
Una grande carriera quella di Gimondi, certo, ma
soprattutto un uomo con ideali profondi, a iniziare dalla famiglia. “Mia moglie
Tiziana mi ha sempre dato il coraggio per superare ogni difficoltà e di guardare
avanti - aveva detto - e lei è sempre stata al mio fianco fin da quando,
giovanissima, l’ho portata a vivere dalla Liguria, dove l’avevo conosciuta, in
Val Brembana”.
Gimondi e sua figlia Norma con il bel ritratto del campione bergamasco realizzato dall'artista Afran. |
“Lei c’era sempre - aveva aggiunto - e mi
tranquillizzava non appena c’era qualche problema. Il 50 per cento delle mie
vittorie è merito suo, perciò voglio dedicare a lei 50 dei miei più grandi
successi. Poi ci sono le mie figlie Norma e Federica. Sì, devo dire che la
famiglia è la mia vittoria più importante”.
Aveva parlato anche del progetto di Cascina don
Guanella, Gimondi. E aveva detto che “è bello trovare persone come don Agostino
e come i suoi educatori che dedicano il loro tempo a ragazzi che altrimenti
rischierebbero di essere emarginati”. “Qui trovano il loro equilibrio e una
seconda famiglia - aveva sottolineato l’ex campione originario di Sedrina - e
del resto Casa don Guanella è nata per accogliere ragazzi in difficoltà”.
Gimondi aveva parlato poi della sua carriera
ciclistica. E della rivalità con Merckx. “Era fortissimo - aveva affermato con
un sorriso - e abbiamo lottato con il coltello tra i denti, ma lui non si
accontentava mai e voleva vincere sempre. Ci siamo rispettati e per me è stato
ed è tuttora un grande amico. L’ho ammirato per la sua tenacia, il suo coraggio
e il suo temperamento”.
E' il settembre 2012. Gimondi a Lecco con il mandellese Ugo Balatti, tragicamente scomparso nel febbraio 2013. |
In precedenza Felice Gimondi aveva guardato il filmato
realizzato da Dario Santorelli, educatore della comunità educativa lecchese, in
cui erano riassunte vita e carriera del grande campione bergamasco. Quindi la
cena, con i prodotti, il vino e la birra della cascina. E l’omaggio a Gimondi
del bel ritratto realizzato dall’artista Afran. Poi, prima del congedo, la
promessa strappata all’ex campione da don Agostino di parlare a Merckx del “Don
Guanella”. E, se possibile, di portarlo un giorno a Lecco a conoscere di
persona i progetti della Casa.
Non ne ha avuto il tempo, purtroppo. Perché oggi Felice
Gimondi - che al “Don Guanella” era già stato nel settembre 2012 alla
presentazione del "Lombardia", che quell’anno si concluse sul lungolago lecchese - se
n’è andato. La sua fuga più lunga, purtroppo senza ritorno.
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