Nel settembre di quest’anno, se fosse stato ancora
in vita, l’ideatore del “Contea di Bormio” avrebbe tagliato il traguardo del
secolo
Walter Visioli, classe 1919. |
di Claudio Redaelli
Ancora un paio di mesi e nel settembre di quest’anno,
se fosse stato ancora in vita, Walter Visioli avrebbe tagliato il traguardo del
secolo.
Visioli ha vissuto per decenni a Bormio, operando
attivamente e instancabilmente a favore della promozione e della diffusione
dell’arte pittorica.
Classe 1919, scomparso dieci anni fa, era un autentico
personaggio in tutto ciò che faceva, anche nella vita di ogni giorno.
Originario di Casalmaggiore, a una ventina di
chilometri da Parma, aveva raggiunto agli inizi degli anni Sessanta la Contea
di Bormio, che nel tempo sarebbe diventata qualcosa di più della sua nuova
“patria”.
“La cantava con le sue poesie proposte quasi come un
cerimoniale nelle situazioni e occasioni più diverse - fu scritto di lui alla
sua morte - e lo ha fatto sino all’ultimo, descrivendo quanto di bello aveva
scoperto in questa vallata al punto da inventare, forse anche per renderle
omaggio, uno tra i più prestigiosi premi di pittura estemporanea, per l’appunto
il “Contea di Bormio”, un concorso che ha segnato la storia artistica di quella
Valle e che è stato accompagnato dalle vicende anche personali e umane proprio
di Walter”.
Sono tornato di recente a Bormio per incontrare i
pochi amici rimasti e per rivedere - oggi che tanto si parla dei XXV Giochi
olimpici invernali del 2026 che si disputeranno anche in Valtellina - quella
terra che nel 1985 ospitò i campionati mondiali di sci alpino.
Ho ripensato allora, tornando indietro con gli anni e
“rivedendo” idealmente gli impianti per l’occasione realizzati, al ruolo
fondamentale svolto da Walter Fontana di Renate, che fu imprenditore illuminato
e senatore della Repubblica.
E mi sono ricordato con orgoglio di averlo fatto
incontrare con Achille Occhetto, ultimo leader del Partito comunista italiano e
primo segretario del Partito democratico della sinistra. Un incontro produttivo,
quello tra lui e Fontana, perché quel colloquio pose le basi per importanti
progetti che di lì a poco si sarebbero trasformati in strutture funzionali e d’avanguardia.
Devo però anche ammettere con un velo di tristezza e
malinconia (ed è questo ciò che vorrei poter dire all’amico Visioli,
personaggio d’altri tempi) che non ho ritrovato nella “magnifica terra” lo
stesso entusiasmo e gli stessi rapporti umani che caratterizzarono e
suggellarono gli anni della nostra amicizia.
Visioli a Bormio (e per Bormio) era un’autentica
attrazione nel senso più positivo del termine, uno showman esperto e simpatico,
capace di rendere piacevoli le ore ai clienti e agli amici che lo
frequentavano.
Musica, pittura, buona cucina e goliardia sono gli
elementi in cui Walter visse e crebbe fino alla guerra del 1940-45, che lo vide
combattente in Africa settentrionale e poi “ribelle comandante” di una
formazione di patrioti della libertà.
Amico di Dino Buzzati, divenne corrispondente del Corriere della Sera, fu ospite di
Salvador Dalì a Port Lligat, si trascinò artisti quali De Chirico e Annigoni
nella presidenza del Premio Contea da lui fondato e tra i numerosi
riconoscimenti ottenuti vantava il possesso di due medaglie d’oro del
presidente della Repubblica e il Gonfalone d’oro della città di Milano.
Tra i libri da lui pubblicati vi fu Tanti sorrisi e un po’ di serietà, dato
alle stampe nel 1992 dall’Editoria grafica Colombo, di cui io stesso curai la
prefazione e del quale conservo gelosamente una copia, che si apre con una
dedica che ho particolarmente a cuore: A
Santina e a Claudio con l’augurio che possano scoprire in queste pagine qualche
motivo per sorridere e sentirsi più leggera la vita.
C’è riuscito, Walter, con quel libro. E lo ringrazio.
Perché in sua presenza, come ebbi a scrivere proprio nelle pagine introduttive
di quella pubblicazione, ci si accorgeva che dentro di lui vi era uno spirito
illuminato, logico, di una logica forse “barocca” ma pur sempre logica del
nostro tempo.
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