di Claudio Redaelli
Un
omaggio alle tante donne e ai tanti uomini che hanno combattuto e in molti casi
sono morti per poter consentire a tutti di vivere e crescere in una nazione
libera e democratica. Un omaggio a quanti, nel 1945, erano ragazze e ragazzi, e
un ideale messaggio ai giovani, la memoria per il futuro.
Non
è trascorso neppure un mese dal 25 aprile, 74° anniversario della Liberazione, e
allora appare doveroso ricordare che Lecco ha avuto - insieme alla Resistenza
partigiana - anche quella resistenza che prese forma quando nacque il fascismo
come movimento, come partito e poi come regime. Nacque come opposizione
disarmata ma durò a lungo, nonostante i tradimenti, le defezioni, le botte e le
umiliazioni.
Era
il 1998 quando un “quaderno” della Sinistra giovanile lecchese volle
approfondire quelle realtà sviluppatesi nel nostro territorio, innanzitutto con
uno scritto di Angela Locatelli Guzzi, in quegli anni presidente provinciale
dell’Anpi, che dichiarava che il popolo italiano trovatosi improvvisamente
senza Stato (era l’8 settembre del ’43) prese spontaneamente l’iniziativa
contro i nazisti. E contro i fascisti.
Camillo Redaelli, comandante partigiano dell'Oggionese. |
Scelse
la sua strada e scelse il suo nemico. “Ha scelto di combattere - scriveva -
anche se disarmato, contro una società barbara, incivile e crudele. Il popolo
italiano ha trovato in quegli anni valori nuovi e valori dimenticati, da
scoprire nell’animo di ciascuno”.
“Valori
di pace - aggiungeva Angela Guzzi - di libertà e di giustizia sociale, valori
raccolti poi nei princìpi fondamentali della Costituzione, nata da un incontro
di culture diverse ma ugualmente democratiche e antifasciste. Valori che noi auspichiamo
non vengano mai cancellati ma rispettati, perché scritti con il sangue dei
nostri fratelli caduti nella lotta di Liberazione”.
Poi
altre testimonianze racchiuse dentro quel “quaderno”, tanti episodi e i nomi di
personaggi che legarono il loro nome e la loro azione alla Resistenza: don
Achille Bolis, Giuseppe Galbani e Ulisse “Odo” Guzzi. Si deve proprio a lui e
alla moglie Angela Locatelli se la città di Lecco ha avuto un archivio ineguale
di documenti sulla Resistenza. Attivo nei ruoli militari delle forze
partigiane, accanto al colonnello Umberto Morandi del quale fu vicecapo di
stato maggiore, vide passare dalla sua casa allo Zucco di Olate i maggiori
esponenti proprio della Resistenza.
Quindi Virgilio Vanalli. Fuggito dal campo di concentramento di Bolzano, nel
dopoguerra fu uno tra i principali organizzatori del movimento sindacale. Nel
1953, per attività sindacale all’Arlenico, venne licenziato. Assunto lo stesso
giorno alla Forni Impianti, fu licenziato il lunedì successivo.
Con
decreto del presidente della Repubblica del 19 settembre 1974 Lecco fu
insignita della medaglia d’argento al valor militare per l’attività partigiana
e nella motivazione si leggeva: “Il prezzo di sangue generoso offerto dai
combattenti e dai cittadini colpiti dalle rappresaglie suggellò il contributo
offerto dalle genti di Lecco alla causa della libertà della patria”.
Di
grande significato anche altre testimonianze, come quella del partigiano
Camillo Redaelli, del quale il 19 dicembre 1945 il rappresentante provinciale
del Corpo volontari della libertà, il già citato Umberto Morandi, dichiarava
essere stato regolarmente inquadrato nella 176.ma Brigata S.A.P. “Livio Cesana”
dipendente dal C.V.L. Settore di Oggiono in qualità di comandante di settore
dipendente dall’Associazione nazionale partigiani.
Storie,
persone e testimonianze su cui riflettere. Come le parole di un condannato a
morte: “Questo è un triste ma al tempo stesso bel momento di morte. Triste
eppure bello perché tutto è nitido e chiaro, perché ha un significato che
trascende il dolore: è salvezza per tutti”.
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