Don Vittorio Bianchi |
(C.Bott.) Don Vittorio Bianchi lascerà a fine agosto
Abbadia Lariana. Alla guida della comunità pastorale che comprende, oltre
alla parrocchia di San Lorenzo, anche quella di Sant’Antonio a Crebbio gli
succederà don Fabio Molteni, 53 anni, nativo di Lomazzo, attuale prevosto di
Tavernola.
Don
Vittorio svolgerà, a partire da settembre, l’incarico di collaboratore nel
vicariato di Bellagio e risiederà in frazione Visgnola.
L’annuncio
ufficiale verrà dato in occasione delle messe festive di domani, domenica 26 maggio, in simultanea nelle parrocchie delle due comunità pastorali.
81
anni il prossimo 30 ottobre, don Vittorio è parroco di Abbadia Lariana dal
2010, dopo aver guidato la comunità di Cermenate.
Origini
mandellesi, don Vittorio è prete da 55 anni. Nel maggio 2014, in occasione del
suo giubileo sacerdotale celebrato nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore a
Mandello, aveva detto: “Essere prete è un dono straordinario, vorrei dire quasi
inimmaginabile. Ma questo dono ha anche il supporto della comunità in cui si è
cresciuti”.
“Se
io sono diventato prete - aveva aggiunto - lo devo alla mia famiglia e in
particolare a mia mamma Teresa, che sapeva richiamarmi alle mie responsabilità.
Facevo il chierichetto e quante volte lei mi ha tirato giù dal letto perché non
mancassi alla messa delle 6. Il paese, poi, mi ha fatto sentire orgoglioso di
essere mandellese”.
Don
Vittorio in quella stessa celebrazione aveva anche ricordato gli anni giovanili
vissuti al “casone”. “Là dentro abitavano ben 32 famiglie - aveva spiegato - e
andare d’accordo non era sempre facile, tuttavia eravamo uniti”.
Subito
dopo il sacerdote aveva sottolineato l’importanza dell’appartenenza alla
parrocchia. “Noi amavamo i nostri preti - aveva detto - e l’oratorio finiva col
diventare la nostra casa. Ecco perché dico che il dono del sacerdozio nasce tra
quei valori, che sono il frutto di tutti noi. Ricostruiamo allora quel
retroterra culturale dentro il quale far crescere la nostra Chiesa, perché il
Signore chiama ancora ma forse, rispetto al passato, oggi mancano la dimensione
semplice e la gioia dello stare insieme”.
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