Al cimitero del capoluogo l’intervento commemorativo del sindaco, Riccardo
Fasoli
di Claudio Bottagisi
“Da 74 anni commemoriamo la liberazione ottenuta con la lotta, con il
sangue e con il sacrificio. Libertà, un concetto a volte abusato e a volte
dimenticato. E un termine che può avere molti significati: la libertà di
affermare i propri diritti, le proprie opinioni, la libertà di muoversi, la
libertà di vivere e di amare, la libertà di credere nel proprio Dio. Essa è uno
dei diritti fondamentali dell’uomo e consiste nella capacità di agire e di
pensare senza farsi condizionare dalle mode comuni”.
Così Riccardo Fasoli ha introdotto questa mattina, al
cimitero del capoluogo, il suo intervento commemorativo in occasione
dell’anniversario della Liberazione.
Il sindaco di Mandello ha innanzitutto sottolineato
come per poter intraprendere la strada del progresso, quella che conduce al bene
comune, sia fondamentale riconoscere lo stretto legame esistente tra noi e
coloro i quali siamo stati abituati a considerare estranei alla nostra vita.
Il sindaco Riccardo Fasoli pronuncia il suo intervento commemorativo. |
“La frase “la mia libertà finisce dove inizia quella
altrui” si presta a tanti fraintendimenti - ha detto - ma quel che è certo è
che una comunità unita, rispettosa e propositiva può raggiungere un benessere
maggiore rispetto a quello perseguibile dal movimento sparso e individualista
dei suoi singoli componenti. Ognuno di noi ha il proprio ruolo e la propria
responsabilità in questa crescita. Quello dei cittadini consiste
nell’esplicitare il più possibile le proprie necessità e nel dare il proprio
contributo per soddisfarle”.
“Quello delle associazioni, degli enti e delle
amministrazioni - ha precisato il primo cittadino - è prodigarsi nel recepire
tali richieste e dare risposte concrete e costruttive. Quello invece della
politica consiste nello svolgere il compito più difficile: riconoscere
ciò di cui la popolazione ha bisogno e anticipare, quando possibile, tali
necessità. I proclami e le soluzioni facili dovrebbero lasciare spazio a scelte
lungimiranti e non ancorate soltanto al presente”.
Fasoli ha quindi auspicato “più momenti di spiegazione
delle scelte assunte, per trasmettere sempre quel sentimento di libertà condivisa
che richiede, ancora oggi, piccoli e grandi sacrifici dei singoli per il bene
di tutti”.
“Chiedersi ogni giorno cosa possiamo fare per far
stare meglio gli altri - ha concluso - e non fermarsi a pensare a ciò che gli
altri possono fare per noi. Restare uniti, sorreggerci e aiutarci è l’unico
modo per ricordare, l’unico modo per tenerci stretta la libertà del nostro
tempo”.
Infine una considerazione: “La commemorazione del 25 Aprile
non è un inno al passato, ma un richiamo all’unità, alla fratellanza, alla
solidarietà e al rispetto reciproco. E’ un richiamo al vero senso di libertà”.
Prima della commemorazione ufficiale, sempre nel
cimitero del capoluogo era stata celebrata la messa. All’omelìa, il parroco don
Giuliano Zanotta aveva richiamato l’attenzione verso gli ultimi e incoraggiato
a vivere sempre e fino in fondo la propria esistenza.
“Tante volte i cristiani hanno paura - aveva detto il
sacerdote - ma è bello pensare che tutti noi possiamo scrivere con il nostro
atteggiamento la pagina che manca al Vangelo di Marco: portare cioè il senso e il messaggio della morte e
resurrezione di Cristo nella semplicità. E con coraggio”.
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