Renato Bartesaghi, morto all'età di 94 anni. |
di Claudio Bottagisi
Lutto nel mondo dell’arte. All’età di 94 anni
(avrebbe compiuto i 95 in novembre) è morto a Lecco nel primo pomeriggio di
oggi il pittore Renato Bartesaghi.
Sue
personali sono state allestite a Roma, Milano, Como, Londra, Friburgo, New
York, Stoccolma e appunto Zurigo e Montréal, oltre che in vari centri del
Lecchese, in particolare a Mandello, a Barzio, ai Piani Resinelli, località che
ha tanto amato, e naturalmente nel capoluogo lariano, dove ha allestito una sua
mostra anche una quindicina d’anni fa presso la Biblioteca civica, seguita un
paio d’anni dopo da quella di Mandello.
Il pittore Bartesaghi in una foto che lo ritrae con la figlia Maria Rosa. |
Di lui Dino Buzzati, scrittore, giornalista e a sua
volta pittore, aveva scritto: “E’ di Lecco e descrive, liricamente
trasfigurati, i suoi monti, le valli e i paesi… Tutto è visto come attraverso
uno schermo brumoso di sogno, ridotto alle linee essenziali. La sua poetica
contemplazione, l’unità compositiva accoglie tutto, trasformando ogni cosa con
la profondità del pensiero, sino a diventare arte”.
“Andando
in giro per l’Italia e per il mondo - ci aveva confidato in un nostro cordiale
incontro in occasione dei suoi 90 anni - trovavo sempre qualcosa di nuovo e di
affascinante”. E realizzava, per dirla con le parole di presentazione di una
sua antologica, “trame narrative semplici e tali da poter essere comprese senza
bisogno di mediazioni estetico-filosofiche, calibrate sul senso più profondo
dell’autentica presa di contatto con il mondo, con i paesi, con le cose”.
Sue
opere sono esposte in locali e strutture pubbliche, ma anche in alcuni edifici
di culto. Per citarne uno soltanto, la piccola chiesa lecchese di San Martino, che
domina la città, accoglie un suo dipinto realizzato in ricordo di padre Augusto
Gianola,
il missionario del Pime solito salire proprio lassù per ritemprare lo spirito e
rigenerarsi.
Era
artista vero, Renato Bartesaghi, come vera e grande è stata la sua carriera. Molteplici
sono i riconoscimenti da lui ottenuti in varie biennali o in premi e concorsi
di pittura anche a livello internazionale.
A
proposito della sua pittura Lucio Breno ebbe a scrivere: “Qualcuno ha detto che
Bartesaghi “scrive con il pennello”. Io direi che compone ritmi di pura poesia
con segni corti, lievi, trasparenti, inafferrabili…”. E ancora: “Lui non ha
bisogno di particolari citazioni perché la sua pittura si presenta con autorità
da sola. La trasfigurazione delle cose in una gamma cromatica di lieve e pura
limpidezza parla il linguaggio della natura sentita come base di ricerca
compositiva, come esigenza di espressione poetica”.
Padre di cinque figli, Renato Bartesaghi fu un
meccanico provetto. Lavorò in varie aziende di Mandello (tra le altre la Moto
Guzzi e la Cemb) e di Lecco, ma se la cavava benissimo anche svolgendo
altre mansioni che non fossero quelle legate alla sua professione, dunque alla
meccanica.
Amante
della montagna e in particolare delle Dolomiti, conobbe non pochi esponenti
dell’ambiente alpinistico lecchese. Anni fa il “ragno” Dino Piazza scrisse di
lui: “L’amicizia per Renato ha valore, ma gli amici se li sceglie lui, non
possono avere caratteristiche lontane dal suo pensiero. Per lui ciò che più
conta è incontrare persone sincere e leali. Il suo comportamento, carico di una
semplicità impressionante e accompagnato dalla bontà, mette in risalto la sua
persona”.
Poi,
rivolgendosi direttamente a Renato, Piazza aggiungeva: “Oltre a essere un
artista sei soprattutto un uomo: con i tuoi comportamenti ti sei caricato di
una ricchezza interiore, un valore che è dentro di te e che non si può
acquistare. E io ti ringrazio per avermi donato la tua amicizia e le sensazioni
emotive che provo quando guardo una tua opera”.
Amava
giocare a carte, Bartesaghi. “Certo, mi piace giocare - ci aveva confermato
l’artista lecchese in occasione di quello stesso incontro di quasi cinque anni
fa - E mi piaceva e mi piace la vita avventurosa, proprio come l’ho voluta io,
andando qua e là per il mondo per trovare sempre nuove ispirazioni”.
E
nel suo continuo peregrinare in giro anche per l’Italia c’è Rapallo, che lui
non esitava a definire la sua seconda casa. Anzi, “la mia seconda patria”. Nei
suoi ricordi vi erano poi gli anni della lotta partigiana, da lui combattuta
tra la Toscana e l’Emilia.
E
la pittura? Quella restava il suo grande amore e naturalmente vi si dedicava
anche una volta tagliato il traguardo dei 90 anni. “Non tutti i giorni - ci
spiegava - ma abbastanza di frequente”. “Qualche volta - ci aveva aggiunto guardando
due disegni in bella mostra sul suo tavolo - anche di notte. Capita che mi
sveglio e fare qualcosa mi fa star bene”. Questo era Renato Bartesaghi, artista
e uomo vero.
I
funerali si svolgeranno venerdì 5 aprile alle 14.30 nel “suo” rione lecchese di Acquate,
dopodiché Bartesaghi riposerà
nel cimitero di Rancio alto accanto a sua madre Maria e a suo padre Enrico.
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