Dopo la processione di Sant’Agata a Tremenico, sabato
9 marzo l’itinerario di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale del
progetto “VoCaTe” è giunto nuovamente in Valvarrone per documentare una delle
manifestazioni tradizionali più sentite dalla popolazione, il Carnevale di
Sueglio.
Qualche giorno prima gli abitanti iniziano a preparare
le elaborate maschere tradizionali: i crapun,
grandi teste di cartapesta dall’aspetto umano spesso deformato, mostruoso,
caricaturizzato, e le maschere doppie, composte da una persona e da un
fantoccio, costruite in modo che sia difficile identificare quale sia la
persona e quale il pupazzo.
Le teste sono accoppiate a costumi realizzati spesso
con materiali naturali: piume di gallina, frutta, fronde di albero.
La mattina del sabato grasso, sul limitare del paese,
ha luogo la vestizione e si svolge una prima sfilata per le vie del paese con
l’accompagnamento di un gruppo composito di strumenti musicali: clarinetti,
sassofoni, fisarmoniche, tamburi e tamburelli, tromboni eseguono melodie
popolari e canzoni d’autore entrate nel repertorio popolare.
Il gruppo, composto da una sessantina di persone,
parte su automobili e camioncini per fare tappa lungo la valle fino a Premana,
visitando case e osterie, ballando e cantando con gli abitanti, adulti e
bambini.
Dopo una sosta per il pranzo, ulteriore occasione di
canto, scherzi e socializzazione, il corteo rientra a Sueglio, dove in piazza
ha luogo la degustazione di un piatto tipico locale, la scarpasce, una sorta di frittata salata con patate e vari aromi,
mentre continuano i canti e il ballo.
La festa prosegue fino a sera inoltrata e comprende
un’ulteriore cena comunitaria.
La grande partecipazione di maschere, il
coinvolgimento di persone di ogni età, la calorosa ospitalità degli abitanti
che si riversano nelle strade e nelle piazze, la festosa accoglienza ai
visitatori testimoniano la vitalità di una festa che rappresenta un forte
elemento di identità e al tempo stesso è portatrice di importanti valenze che
possono essere sviluppate nell’ottica di un turismo sostenibile.
Il progetto “La voce della terra: canti e riti della
tradizione” intende non soltanto documentare questa e le altre le ritualità
viventi dell’area di cooperazione, ma operare per
valorizzarle e farne un’occasione di crescita di territori che in larga parte
soffrono problemi non da poco a livello demografico ed economico: la promozione
di iniziative di divulgazione e sostegno al turismo possono contribuire in modo
significativo alla loro rivitalizzazione.
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