Ad
attribuirgliele è stata l’Associazione nazionale Divisione “Acqui”. Ieri la
cerimonia di consegna in sala consiliare
di Claudio Bottagisi
Classe
1923, è scampato nell’autunno del ‘43 all’eccidio della Divisione “Acqui” a
Cefalonia. Lui è Michele Zucchi, mandellese. E a lui l’Associazione nazionale
Divisione “Acqui”, che riunisce superstiti, reduci e famiglie dei caduti di
quella stessa Divisione, ha consegnato due croci al merito di guerra.
La
cerimonia si è svolta lunedì 4 marzo in sala consiliare a Mandello alla
presenza del vicepresidente della sezione di Milano, Monza e provincia
dell’associazione, professor Francesco Mandarano.
E’
toccato proprio a lui, presentato dal sindaco Riccardo Fasoli, spiegare le
motivazioni che hanno portato all’attribuzione a Zucchi delle due croci,
concesse dopo che il ministero della Difesa, come vuole la prassi, ne ha
accertato il diritto tramite il foglio matricolare.
Due
croci, si è detto: una per la campagna 1940-43, l’altra per quella che va dal ’43
al ‘45. Due riconoscimenti giunti a distanza di oltre 70 anni dagli eventi che
ebbero per protagonista proprio l’artigliere mandellese, al quale il pubblico
che ha assistito alla cerimonia ha tributato una standing ovation nel momento in cui il sindaco lo ha chiamato al
tavolo, invitandolo a sedere sulla sua poltrona.
“Cosa
devo dire? Sono contento, anche perché a 96 anni (li compirà il 12 marzo, dunque esattamente tra una settimana, ndr)
sono ancora qui in mezzo a tutti voi a ricevere questo riconoscimento”.
“Alcuni
particolari delle vicende vissute da Michele - ha detto Francesco Mandarano -
sono stati una rivelazione anche per noi, a cominciare da quelli riferiti alla nave
affondata il 13 ottobre 1943 e soprattutto a chi lo aveva salvato”.
“Non
esiste del resto alcun elenco di chi si era imbarcato con Zucchi su quella
stessa nave - ha aggiunto il vicepresidente dell’Associazione Divisione “Acqui”
- perciò il suo aiuto è stato preziosissimo per la ricerca storica e ancora più
significativa è la sua testimonianza da affidare alle nuove generazioni”.
Michele Zucchi in sala consiliare. Al suo fianco la nipote Amanda. |
“Dovete
essere orgogliosi di questo vostro concittadino”, ha affermato sempre Mandarano
rivolgendosi ai presenti e idealmente a tutti i mandellesi, prima di annunciare
che per Michele Zucchi è stata richiesta anche la medaglia d’onore del
presidente della Repubblica, che potrebbe essergli attribuita entro la prossima
estate.
Michele Zucchi è nato a
Luzzeno di Mandello il 12 marzo 1923 da Ambrogina e Gerolamo Zucchi. La sua era
una famiglia contadina, lui il maggiore di sei figli, rimasto orfano di madre
all’età di 15 anni.
Partito
per il servizio militare, Michele fu inviato a Cefalonia con la Divisione “Acqui”.
Dopo l’8 settembre del ‘43 visse
i momenti più tragici della Divisione: il rifiuto dell’umiliazione di una resa
ai tedeschi, i bombardamenti aerei e i giorni di resistenza (con l’uccisione di
molti prigionieri), quindi la resa.
Portato
in Russia, sia lui sia altri militari italiani si ritrovarono prigionieri a
fasi alterne prima dei tedeschi poi dei russi.
Fu tra i prigionieri ad Argostoli, venne a sapere
della fucilazione degli ufficiali alla “casetta rossa” e fu tra i soldati
deportati su due navi, una delle quali venne affondata (dei 1.300 militari
italiani imbarcati se ne salvarono 306). Lui cadde in mare, ma fu salvato
dall’equipaggio della seconda nave che trasportava altri prigionieri italiani. Molti
suoi compagni, invece, non scamparono al naufragio.
Il 20 ottobre 1943 dal
Pireo giunse in treno ad Atene, dove venne lasciato con gli altri compagni per
otto giorni senza acqua né cibo. I sopravvissuti furono deportati in treno a
Lublino, nella Polonia orientale.
Il 6 gennaio 1944 vennero
trasferiti vicino a Minsk, poi in Ucraina. A fine 1944 fu destinato a
Königsberg (cittadina situata nella Prussia orientale, poi divenuta
Kalinigrad), a quel tempo sul fronte russo-tedesco. A fine gennaio del ‘45
venne catturato due volte dai russi e altrettante dai tedeschi, che lo inviarono
a Danzica a lavorare nelle trincee.
Liberato il 9 marzo dai
russi, fu portato a Sluch, a sud di Minsk, in un campo di concentramento. Il 12
settembre, sempre del ’45, partì finalmente per l’Italia e giunse a Mandello il
3 ottobre.
All’interno del progetto
“Itinerari della memoria” portato avanti dall’Archivio comunale della memoria locale, Michele Zucchi era stato intervistato una prima
volta, una decina di anni fa, da un gruppo di ragazzi delle scuole medie. In quell’occasione
aveva fatto indossare a un alunno il pastrano avuto dai russi durante la
prigionia, suscitando interesse e commozione anche per il suo racconto
circostanziato e coinvolgente.
Un filmato con la sua
lucida testimonianza - Piccole storie - Artigliere Michele Zucchi - è
stato curato nel 2012 dal mandellese Gianandrea Rompani e da Giuseppe Ponzini
di Abbadia Lariana.
In seguito anche Claudio Costa
ha realizzato il film-documentario La Divisione Acqui a Cefalonia, presentato
nel gennaio 2018 al cineteatro comunale “Fabrizio De Andrè” per iniziativa dell’Archivio
della memoria.
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