Donati dalla
figlia a “Gechi” Trincavelli oggetti, lettere, capi di abbigliamento e progetti
appartenuti al padre ingegnere
di Claudio Bottagisi
La
sua storia e il suo nome si legano alla centrale idroelettrica dello Zerbo e al
bacino dei Campelli, da dove parte la condotta forzata che alimenta la centrale
stessa.
Realizzata
tra la metà del 1937 e la fine dell’anno successivo, la centrale dello Zerbo è
ben visibile a lato della strada statale 36, a ridosso del lago, nel tratto tra
Abbadia Lariana e Lecco.
La
sua storia (laureato in ingegneria e titolare di uno studio professionale in
via Luigi Razza a Milano, fu per oltre 40 anni docente al Politecnico di
Milano) e il suo nome si legano altresì ad altre centrali sorte in Valsassina (l’impianto
idroelettrico “Pioverna”, costruito tra il ’47 e il ’48, sfruttava le acque
raccolte nel bacino di Maggio a poco più di 800 metri di quota) e in Valtellina
(la centrale sulla Lesina Inferiore). Si sta parlando dell’ingegner Celestino
Lampis, classe 1893, originario della Sardegna (nacque ad Arbus, nel Sud
dell’isola).
La centrale dello Zerbo in una vecchia fotografia. |
Parlare
della centrale dello Zerbo, in particolare, vuol dire tornare agli anni in cui
quell’impianto, oggi di proprietà della Cemb di Mandello, forniva energia
elettrica alla Moto Guzzi. Vuol dire insomma tornare a occuparsi di quell’autentico
orgoglio italiano rappresentato dalla Casa dell’Aquila.
Vuole
però anche dire parlare dell’antica officina mandellese di Giorgio Ripamonti,
il “ferèe”. Già, perché gran parte
del materiale e dei documenti relativi a quelle centrali idroelettriche e non
solo sono ora gelosamente custoditi da Gianni “Gechi” Trincavelli. A donarglieli è stata
la figlia dell’ingegner Lampis, Maria, insegnante di matematica in pensione, la
quale ha voluto che le preziose testimonianze e non pochi oggetti personali di
suo padre andassero ad aggiungersi al patrimonio storico e rievocativo
conservato nei locali dell’Antica officina di via Cavour.
Ci
sono, tra il cospicuo materiale messo a disposizione di Trincavelli da Maria
Lampis, i disegni di vari progetti, sue lettere autografe, sussidi relativi a
corsi di perfezionamento in ingegneria nucleare da lui frequentati (tra questi,
un testo di Barabaschi sul Controllo dei
reattori nucleari), scambi di corrispondenze tra lui e la Moto Guzzi - e con
la ditta “Antonio Carcano” di Mandello per la centrale del Lesina - e un gran numero
di splendide fotografie. Alcune ritraggono l’ingegnere in occasione di una
visita alla Guzzi del fisico Enrico Fermi nei primi anni Cinquanta, altri
scatti documentano l’esterno e l’interno della centrale dello Zerbo, oltre alle
varie fasi di costruzione della diga dei Campelli.
La calcolatrice appartenuta all'ingegner Lampis. |
Trincavelli
è poi entrato in possesso della divisa militare dell’ingegner Lampis, che fu
tenente dell’Esercito, della sua calcolatrice e del suo cappello a cilindro
acquistato presso la Cappelleria di lusso Melegari di corso Vittorio Emanuele a
Milano e tuttora custodito nella sua cappelliera originale.
Al centro della foto Celestino Lampis. In sella alla moto, Duilio Agostini. |
A
fare bella mostra nel locale adiacente l’antica officina di Giorgio Ripamonti
vi è poi da questi giorni la motocicletta appartenuta a Celestino Lampis, una
Lodola 175 Sport del 1958.
Nel servizio
fotografico, parte del materiale e degli oggetti appartenuti all’ingegner
Celestino Lampis e ora custoditi presso l’Antica officina di via Cavour.
La motocicletta Lodola 175 Sport dell'ingegner Lampis. |
La sig.ra Maria è contenta
RispondiEliminache si renda merito a suo padre dopo tanti anni. Ha
lavorato sia per la Guzzi
che per la Carcano. Durante l'ultima guerra risiedeva
nel villone della Carcano. 6
Una Bella storia. Complementi.
RispondiEliminaComplimenti al Gechi che riporta alla luce un pezzo di storia ai più sconosciuto e che da oggi ne sarà custode e preservera' la memoria.
RispondiEliminaBellissimo racconto.
Grazie! La vicenda e l'intraprendenza di Trincavelli meritavano davvero di essere pubblicizzate
Elimina