Quest’anno
ricorre il centenario della nascita dell’artista scomparso nel maggio di dieci
anni fa. Legò il suo nome al Premio Contea di Bormio
Walter Visioli (1919 - 2009) |
di Claudio Redaelli
Nel
settembre di quest’anno avrebbe tagliato il traguardo del secolo di vita. Classe
1919, Walter Visioli - scomparso dieci anni fa, esattamente nel maggio del 2009
- era un autentico personaggio in tutto ciò che faceva, anche nella vita di
ogni giorno.
Originario
di Casalmaggiore, in riva al Po, aveva raggiunto agli inizi degli anni Sessanta
la Contea di Bormio, che nel tempo sarebbe diventata qualcosa di più della sua
nuova “patria”.
“La
cantava con le sue poesie proposte quasi come un cerimoniale nelle situazioni e
occasioni più diverse - fu scritto di lui alla sua morte - e lo ha fatto sino
all’ultimo, descrivendo quanto di bello aveva scoperto in questa vallata al
punto da inventare, forse anche per renderle omaggio, uno tra i più prestigiosi
premi di pittura estemporanea, per l’appunto il “Contea di Bormio”, un concorso
che ha segnato la storia artistica di quella Valle e che è stato accompagnato dalle
vicende anche personali e umane proprio di Walter”.
Un
personaggio d’altri tempi, verrebbe da dire, una vita vissuta intensamente e
raccontata in quelle pagine di diario che sono i volumi da lui pubblicati in
cui svelava aneddoti legati al mondo dell’arte ma anche incontri con vip e gente
comune.
Lui,
però, non era uno comune. “Quando non si
può avere quello che si ama, bisogna amare quello che si ha”, aveva scritto
su uno dei suoi libri.
Visioli
ha amato tanto la sua terra diventandone una sorta di istrione e di cantore,
attraverso quadri e fumetti, poesie e pagine di diario.
Disegnatore
e pittore eccelso, con opere sparse in collezioni di varie nazioni, scrittore
arguto ma ancor più arguto parlatore, Visioli diventò a Bormio un’autentica
attrazione nel senso più positivo del termine, uno showman esperto e simpatico,
capace di rendere piacevoli le ore ai clienti e agli amici che lo
frequentavano.
Ad
ascoltarlo, di primo acchito poteva sembrare un amabile burlone, poi però ci si
accorgeva che le sue satiriche affermazioni potevano essere accompagnate da
prove di verità.
Musica,
pittura, buona cucina e goliardia sono gli elementi in cui Walter visse e
crebbe fino alla guerra del 1940-45 che lo vide valoroso combattente in Africa
settentrionale e poi “ribelle comandante” di una formazione di patrioti della
libertà.
Amico
di Dino Buzzati, divenne corrispondente del Corriere
della Sera, fu ospite di Salvador Dalì a Port Lligat, si trascinò artisti
quali Giorgio De Chirico e Pietro Annigoni nella presidenza del Premio Contea
da lui fondato e tra i numerosi riconoscimenti ottenuti vantava il possesso di
due medaglie d’oro del presidente della Repubblica e il Gonfalone d’oro della
città di Milano.
Per
Visioli, Dio nel “costruire” il mondo aveva fatto un solo capolavoro: l’Italia
e il Mediterraneo. Tutto il resto, soleva dire, l’ha fatto in fretta!
Tra
i libri da lui pubblicati vi fu Tanti
sorrisi e un po’ di serietà, dato alle stampe nel 1992 dall’Editoria
grafica Colombo.
“Io
sono un umorista - scriveva Visioli nelle pagine introduttive del volume -
perché consapevole di essere nato da una fregata e destinato a finire in una
fregatura. Perciò, se non rido o faccio sorridere qualcuno ogni giorno, rischio
di esser fregato tre volte”.
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