"Pescarenico", di Vittorio Martinelli. |
di Claudio Redaelli
Lutto
nel mondo dell’arte. E non soltanto del capoluogo e della terra lecchese. All’età
di 73 anni, all’ospedale “Manzoni” è morto il maestro Vittorio Martinelli.
Le sue tele erano un omaggio d’amore al Lario. Lo si scopriva nella
tenerezza delle pennellate con cui l’artista componeva il quadro dell’ambiente,
sullo sfondo di “quel ramo del lago di Como” e del Resegone.
E
quella tenerezza prorompeva in particolare nei suoi dipinti raffiguranti Pescarenico,
dove riecheggiava il sublime canto dell’Addio,
monti in cui Alessandro Manzoni prestava a Lucia sentimenti che erano i
suoi, per il “tristo passo” dell’allontanamento da quelle “cime ineguali” fra
le quali il Gran lombardo era cresciuto e alle quali, volontariamente, non
sarebbe più tornato.
Le
opere di Martinelli hanno portato in
tutta Italia e in tutto il mondo i paesaggi manzoniani, perché nelle immagini
del borgo divenuto città, compresi i suoi indimenticati notturni presentati tra
fine 2002 e inizio 2003 in una mostra alla Torre Viscontea proposta dal Comune
di Lecco e dai Musei civici, era sempre vivo lui, il Manzoni.
Manzoniana
è in effetti tutta Lecco, con il suo lago e i suoi monti, i suoi torrenti, le
stradicciole , i villaggi sparsi sui pendii, l’ambiente nel suo insieme e
persino l’aria che vi si respira.
Ogni
particolare aveva e ha tuttora un richiamo manzoniano e non lo cancella il
perpetuo scorrere dell’acqua dell’Adda che passa sotto il ponte.
Qualcosa
è certamente mutato dai tempi del Manzoni. Il “gran borgo” che all’epoca si
incamminava a diventare città ha camminato davvero e città lo è diventata, ma a
ben guardare si ritrova integro il quadro che scaturisce dall’avvio del
romanzo, lo “spettacolo” di Lecco. E il suo poema.
E
un altro riferimento che ci faceva definire Vittorio Martinelli “pittore
manzoniano” o, per meglio dire, pittore della terra manzoniana, era l’Adda, il
cui riferimento ci riportava nuovamente a Pescarenico, il rione dove l’Adda ha
ormai ripreso “corso e figura di fiume”.
E
si tratta di un fiume che ha una presenza non accessoria nella vicenda degli
sposi promessi, specie per quel suo comparire in scena in due momenti cruciali:
la fuga di Renzo e Lucia dal paesello e quella di Renzo da Milano verso
Bergamo.
“L’Adda
ha buona voce…” pensa il filatore di seta tendendo l’orecchio. Una “voce” che il Manzoni e, come lui, anche Martinelli
avevano imparato a conoscere fin dall’infanzia.
Pittori
di ogni epoca hanno affidato al pennello l’elogio del Lario e la descrizione
dei più suggestivi scorci di questa nostra terra incantata. Nelle tele di
Vittorio Martinelli l’eloquenza dell’immagine sapeva fissare l’incanto proprio
della terra manzoniana.
Il
linguaggio del colore penetrava l’essenza di questo paesaggio sobrio, sereno e
schietto, quasi velato di tenera malinconia.
I
suoi quadri erano un tuffo in una natura che a tratti poteva apparire aspra, ma
che in realtà era un insieme di dolcezza e svelava qualcosa anche del grande
Leonardo da Vinci.
Un
piccolo mondo che vive, lavora, che è protagonista di uno spettacolo senza
confronto. Se in primo piano, negli scorci manzoniani di Martinelli, c’era l’acqua
di “quel ramo” e dell’Adda, lo sguardo veniva poi catturato dall’altra
componente che contraddistingue il territorio: i monti.
Il
pittore aveva per le montagne di casa quell’amore comune a tutte le genti
lecchesi, di ieri e di oggi. Martinelli
sapeva esaltare il Resegone nell’ora più emozionante del giorno, quella del
tramonto, quando la montagna offre ogni volta una spettacolo cromatico nuovo.
Nelle
sue tavole, infine, si ritrovava un’altra “pennellata” manzoniana, quella della
costiera di Lecco “che scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di
San Martino, l’altro il Resegone”. Guardando quelle due montagne sulle tele di Martinelli non si poteva non pensare al “diadema de’ miei monti”, come
definiva questa cerchia il lecchese abate Antonio Stoppani, lasciandosi
sfuggire come un sospiro - nel Bel Paese - “non la finirei più quando
parlo de’ miei monti”.
L'ultimo saluto al maestro Vittorio Martinelli verrà dato sabato 2 marzo alle ore 9.45 nella chiesa parrocchiale di Germanedo, rione di Lecco.
L'ultimo saluto al maestro Vittorio Martinelli verrà dato sabato 2 marzo alle ore 9.45 nella chiesa parrocchiale di Germanedo, rione di Lecco.
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Alla
moglie e ai tre figli di Vittorio Martinelli il senso del cordoglio di tutti
noi del sito ilpuntostampa.news e la
vicinanza personale del direttore Claudio Redaelli, nella certezza che la
personalità, la professonaltà e le qualità pittoriche di questo splendido artista
non saranno dimenticate.
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