Mario Panzeri, mandellese, guida alpina. |
di Claudio Bottagisi
C’è
anche Mario Panzeri tra coloro i quali, con trepidazione, aspettano dal Pakistan
notizie su Daniele Nardi e Tom Ballard, britannico, impegnati in queste settimane nella salita dell’inesplorato sperone Mummery al Nanga Parbat, con i
suoi 8.125 metri la nona montagna più alta della Terra.
Domenica
scorsa le comunicazioni con i due alpinisti si sono interrotte sia con i
familiari sia con il campo base e con lo staff
che dall’Italia segue la spedizione e il loro telefono satellitare
risulta spento.
Proprio
nella giornata del 24 febbraio i due avevano raggiunto i 6.300 metri, per poi
tornare al campo 4 e da lì annunciare che erano molto stanchi e che le
condizioni meteo non erano buone, con nebbia, neve e raffiche di vento.
Lo
sperone Mummery sale lungo il versante Diamir della montagna himalayana: prende
il nome dall’inglese Frederick Mummery, che nel 1895 provò a scalarlo senza
successo prima di morire, travolto da una valanga. Non è mai stato salito
nemmeno in estate e su quella via Reinhold Messner perse nel 1970 il fratello
Gunther in discesa.
Da
anni Nardi, laziale di Sezze (Latina), insegue il sogno di vincere quell’enigma fin qui irrisolto
e nel 2013 ha raggiunto con la francese Elisabeth Revol “quota 6.450”.
Ad
attendere notizie, come detto, c’è anche Mario Panzeri, classe 1964, guida alpina
dal 1987.
Daniele Nardi, laziale. |
L’alpinista
mandellese che nel 2012, con la conquista del Dhaulagiri, aveva completato la
salita - senza l’ausilio dell’ossigeno - di tutti i quattordici “ottomila”
della Terra entrando nell’Olimpo dell’alpinismo internazionale, proprio con
Nardi ha scalato nel 2006 il Makalu (con loro in quell’ascensione vi era anche
il “ragno” lecchese Daniele Bernasconi, che
raggiunse la vetta con Panzeri) e nel 2008 sia il Nanga Parbat sia il
Broad Peak (8.047 metri).
Per
Nardi, che aveva voluto dedicare quella salita Stefano Zavka, disperso l’anno
prima in una bufera di neve sul K2, il Nanga Parbat era il settimo “ottomila”.
E nel suo diario l’alpinista scriveva: “Mi perdo nei pensieri mentre i ramponi stridono
e scintillano contro le rocce, confondo le stelle sopra la testa con le
scintille sotto i piedi, come se il mondo fosse a rovescio. Ho ancora voglia di
sognare, mentre veloce e sincronizzato con “Marione” Panzeri scendiamo verso il
riposo. So che la giornata è ancora lunga, ma la sua voce mi rassicura”.
Poi
ancora: “Da lì a un’ora siamo in tenda a bere Sprite e a infilare la forchetta
in un piatto di spaghetti olio e pepe. C1 e C2, poi deposito al C3 a 68.00 metri,
giornate lunghe, senza sosta e dove occorre dare tutto se stessi. Giornate
lunghe in attesa di un tentativo alla vetta, il prossimo? Noi siamo pronti, oggi
piove. Sì, qualche volta mi è capitato di andare di notte in montagna e quando
mi è capitato di andarci in buona compagnia è stato ancora più bello”.
Ora
l’attesa più lunga. E l’ansia di sapere dove sono Daniele Nardi e Tom Ballard.
Nessun commento:
Posta un commento