In
un mondo che corre veloce e distratto, che sembra fagocitare ogni cosa e non
avere tempo per la riflessione e il ricordo, a volte fermare le lancette
dell’orologio è necessario e restare fermi ad ascoltare è d’obbligo.
È
quello che è accaduto all’Istituto superiore “G.B. Grassi” di Lecco, dove
sabato 26 gennaio gli alunni hanno assistito in religioso silenzio a un
alternarsi incessante di immagini, parole e musica.
In
occasione della Giornata della memoria, infatti, alcuni docenti che hanno
creduto nella forza del connubio tra poesia e musica, linguaggi universali,
hanno realizzato un percorso nella storia, nelle storie di milioni di uomini,
sterminati dall’odio fascista. E così l’aula magna dell’istituto, sulle cui
pareti sono stati affissi cartelloni sulla shoah realizzati dagli alunni, è
diventata “La stanza della memoria”.
Lì,
ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni hanno ascoltato la toccante testimonianza
della sopravvissuta Goti Bauer, le cui parole, dolorose e tragiche, hanno
lasciato un segno indelebile nel loro cuore.
“È
stato emozionante ed è terribile pensare che in quei campi potevamo esserci
anche noi o i nostri amici”, ha esclamato una ragazza, mentre usciva dall’aula
con gli occhi pieni di commozione.
In
seguito, alcuni alunni hanno letto i testi di Primo Levi e W.H. Auden e di
sopravvissuti ai campi di concentramento, anche sconosciuti, di cui non resta
nome ma solo pochi versi che descrivono il loro dramma o che invitano ad aprire
il cuore alla bellezza, anche “quando le lacrime cadono lungo la strada”,
perché “è bello vivere”.
Infine
alcuni ragazzi del musicale hanno suonato brani di Ciaikovskij, Beethoven,
Debussy, Poulenc, Piazzolla e canti tradizionali ebraici, che hanno “accarezzato”
l’anima dei presenti.
La
musica ha anche sigillato le cinque ore di una mattinata in cui le classi sono
state suddivise in turni di un’ora, con Gam gam, la canzone scritta da Elie
Botbol, che riprende il quarto versetto del testo ebraico del Salmo 23.
Il
silenzio, dunque, si è interrotto con una marcia di note, che ha cancellato la
“marcia della morte” di donne, uomini, bambini, che chiedono di non essere
dimenticati. Il liceo Grassi non lo ha fatto, il liceo ha ricordato, anzi ha
fatto molto di più, ha risposto all’interrogativo posto dalla poesia Enigma di W. Heyen “Chi ha ucciso gli
ebrei?”.
I
ragazzi ora lo sanno: li ha uccisi, più di tutto, l’indifferenza. Per questo il
lavoro dei sopravvissuti non basta più. Per questo dobbiamo diventare, insieme
a loro, difensori della democrazia e dei diritti umani. Per questo dobbiamo
sconfiggere l’ignoranza e l’indifferenza. E non tacere, ma parlare, continuare
a parlare.
Come sostenuto dal dirigente scolastico,
professor Claudio Lafranconi, “la memoria è
un’arma di democrazia e di libertà potente, ma fragile. Il tempo la può
deteriorare, fino a renderla del tutto inerte. Nutrire della memoria del
passato le nuove generazioni è un dovere primario, un obbligo morale
ineludibile”.
Raffaella Perdicchia
Primarosa Nicosia
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