Consegnati al
“De Andrè” i riconoscimenti alla memoria del dottor Gianni Comini e di Luigi
Conato e a Giuseppe Moioli
di Claudio Bottagisi
“Avere
istituito questa onorificenza è un
risultato importante per il consiglio comunale di Mandello. Il nostro
territorio è avaro di momenti di riconoscimento vero e sentito nei confronti di
concittadini meritevoli. L’istituzione delle civiche benemerenze prende ancora
più valore se collocata in questo periodo storico, ricco di individualismo. Il
malcostume del momento è guardare e evidenziare i difetti degli altri e, di
contro, auto-attribuirsi pregi. Ognuno di noi, le nostre famiglie, la nostra
comunità possono migliorare soltanto se siamo capaci di guardare ai pregi e
alle virtù degli altri per migliorare nelle nostre manchevolezze”.
Così
Riccardo Fasoli, sindaco di Mandello, ha introdotto sabato 26 gennaio al
cineteatro “Fabrizio De Andrè” la seduta di consiglio comunale interamente dedicata
alla consegna delle civiche benemerenze attribuite alla memoria del dottor
Gianni Comini e di Luigi Conato e a Giuseppe Moioli.
“Le
persone che andremo a premiare ci indicano la strada - ha detto il primo
cittadino - Sono uomini che hanno impegnato le loro energie, il loro tempo e la
loro intelligenza per fare qualcosa di utile per gli altri, per il bene del
nostro paese. Sceglierli e premiarli significa qualcosa di più di attribuire
loro una meritata onorificenza per quanto hanno fatto”.
“Significa
indicarli come esempio - ha aggiunto Fasoli - significa condividere i loro
valori, prenderli a riferimento per la nostra comunità, dire a noi stessi che
questa è la strada da percorrere, riconoscere che si possono fare moltissime
cose e assumere in cuor nostro il proposito di fare del nostro meglio per fare
altrettanto”.
A
ripercorrere la vita e la benemerita quanto intensa attività svolta dal dottor
Gianni Comini è stata Grazia Scurria, capogruppo di “Casa Comune per Mandello
democratica”, lo schieramento consiliare che aveva presentato la candidatura
del medico.
Grazia Scurria |
“Nato
nel 1930 - ha ricordato - fu medico di famiglia a Mandello, dove svolse la sua
missione con ottimi riscontri da parte di tutti i suoi pazienti, che
abitualmente accoglieva con un sorriso. Le sue doti professionali erano infatti
accompagnate da una profonda umanità e capacità di empatia con il paziente e
con i suoi familiari”.
“Da
tutti - ha aggiunto - veniva riconosciuto per la sua dote non comune di ottimo
diagnosta, esercitata sempre con prudenza e attenzione. Quasi sempre le
diagnosi del dottor Comini, effettuate con la visita e l’ascolto del paziente,
venivano successivamente confermate dagli esami strumentali o dagli
specialisti”.
Del
dottor Comini va ricordata la sua ammirevole pazienza con i più piccoli, che
lui sapeva sempre “catturare” con la sua simpatia, rendendo anche la visita
medica un momento per loro piacevole, magari con l’aggiunta di una caramella
per premio.
“Fu
marito e padre premuroso - ha aggiunto Grazia Scurria - professionista stimato
e uomo di ammirevole virtù. Il generoso impegno sempre messo nel suo lavoro e
nella cura dei suoi mutuati non gli ha impedito, anzi forse ha accresciuto, la
sua passione per le attività sociali e di volontariato. Così, consapevole
dell’importanza della donazione, fu fondatore della sezione Avis di Mandello
nel 1958, associazione di cui per molti anni rivestì la carica di presidente e
di cui fu in seguito presidente onorario, continuando peraltro a prestare la
propria opera”.
Fu
lui a promuovere nella locale sezione Avis, prima in Italia, la rinuncia al
conferimento delle medaglie ai donatori benemeriti, proponendo in alternativa
la donazione del valore corrispondente ad associazioni di volontariato operanti
sul territorio, in particolare al Soccorso degli alpini, sodalizio con cui ha
pure collaborato attivamente, prestando la propria opera di volontariato
professionale.
Allo
stesso modo collaborò con la Cooperativa sociale Incontro e, in particolare,
con il Gruppo amici degli handicappati, sostenendone l’attività e promuovendone
la conoscenza sul territorio e lo sviluppo.
Il dottor Gianni Comini |
“Volle
fortemente e fu promotore pure della fondazione della locale sezione dell’Aido
- ha specificato Grazia Scurria - contribuendo fattivamente alla promozione
della donazione degli organi quale strumento primario della solidarietà umana.
Praticò anche attività sportiva, primeggiando nell’arrampicata in montagna. La
sua vita fu ricca e piena e tutti i suoi talenti li dedicò alla comunità di cui
era parte importantissima come uomo, come medico e come volontario”.
“La
generosità d’animo del dottor Gianni Comini - ha concluso - riconosciuto da
tutti come uomo riservato ma cordialissimo, la sua profonda conoscenza della
natura umana e della scienza medica che ha posto a servizio della collettività,
soprattutto dei meno fortunati o della categorie più fragili, lo hanno reso uno
dei pilastri fondatori della comunità mandellese, che lo ha stimato e che lo
ricorda con affetto e gratitudine”.
E’
toccato poi a Maria Lidia Invernizzi, capogruppo di “Mandello del Lario al
Centro”, soffermarsi su quanto fatto in vita da Luigi Conato, a sua volta
cittadino benemerito.
“Luigi
Conato, nato a Lecco il 18 marzo 1931 e morto il 17 novembre 2015, ha lavorato
con posizione dirigenziale in alcune realtà del territorio - ha esordito -
Vissuto a Mandello con la famiglia, la moglie Bruna e figlie Patrizia e Elena,
ha percorso la sua esistenza in modo fruttuoso per i suoi cari, per sé e per la
sua comunità. Una vita normale, potremmo dire, la sua. Una buona e generosa
vita normale, ma non fu esattamente così”.
Maria Lidia Invernizzi |
“Se
infatti Luigi fosse qui con noi a ricevere di persona il riconoscimento di
cittadino benemerito che l’amministrazione comunale gli ha attribuito - ha
aggiunto - ci avrebbe raccontato con passione, con dovizia di particolari e con
la capacità e facilità di parola che lo caratterizzavano alcune delle sue
avventure di vita. Come altrimenti vogliamo chiamare, se non appunto avventure
di vita, i suoi rapporti con Leonardo e la creazione del Soccorso degli alpini?
Luigi, vero amante e conoscitore delle nostre montagne e del nostro territorio,
incontrò Leonardo da Vinci. Lo incontrò nei suoi Codici e nei suoi quadri, nel
raffronto tra ciò che Leonardo aveva scritto o dipinto e i paesaggi che Luigi
ammirava tutti i giorni”.
“Ricordiamoci
sempre - ha detto ancora Maria Lidia Invernizzi - che l’uomo Luigi vedeva le
bellezze naturali che lo circondavano con gli occhi e con il cuore, ma lo
studioso Conato ha saputo accostare queste nostre bellezze a quelle che
Leonardo aveva rappresentato. Su tale argomento prospettò fascinose nuove
ipotesi in alcune importanti sue pubblicazioni e fu chiamato da eminenti
studiosi di Leonardo da importanti circoli culturali a tenere conferenze su
questo tema”.
Luigi Conato |
Quindi
il riferimento al ruolo avuto da Conato nell’istituzione del Soccorso. “Un
giorno decise che Mandello aveva necessità di un pronto intervento che fosse
funzionante e funzionale - ha spiegato la capogruppo di “Mandello del Lario al
Centro” - e con gli amici alpini, sempre nel suo cuore, decise che si sarebbe
potuto fare. Da quel momento iniziò a scalare non più le Grigne e le Dolomiti,
ma gli uffici burocratici che avrebbero dovuto rilasciare autorizzazioni e
concessioni”.
E
ancora: “Non fu facile avere tutto ma Luigi, caparbio, ci riuscì. E il 14
dicembre 1979 nacque ufficialmente il Soccorso degli alpini, che aveva e ha
tuttora il motto “Umilmente al servizio
di tutti”. La sede divenne operativa il 20 giugno 1980. Ai festeggiamenti del
ventennale disse: Essendo il Soccorso una
nostra creatura, a questa dobbiamo riservare tutte quelle attenzioni e quelle
cure che si devono a un proprio figlio. Le intense, proficue venti annualità
che ci hanno visto operare e per le quali abbiamo ricevuto il consenziente
rispetto e appoggio della nostra gente confermano che da parte di tutti noi è
stata osservata la primaria intenzione statutaria: essere di aiuto agli
ammalati, feriti e bisognosi, sempre e ovunque, per tutti”.
“Noi
per ricordare Luigi Conato - ha concluso - continueremo ad aver cura del
Soccorso degli alpini, o meglio sarà il Soccorso, con tutti i suoi volontari, a
prendersi cura di noi, come ha fatto sino a oggi in modo professionale e amorevolmente”.
E’
stata quindi la volta della benemerenza attribuita a Giuseppe Moioli, del quale
il sindaco ha subito parlato in termini di “allenatore, amico, esempio e
guida”.
Il sindaco Riccardo Fasoli |
“Portare
la mia testimonianza in questa che è la più solenne e rappresentativa assemblea
per la nostra comunità mi riempie d’orgoglio - ha detto Riccardo Fasoli - E’
impossibile per me definire il giorno in
cui ho conosciuto Moioli. Olcio è per me e per tutti i suoi abitanti una grande
famiglia. Il rapporto divenne più diretto quando, nel 2001, a un matrimonio di
comuni parenti mi invitò a raggiungerlo in Canottieri per provare a remare”.
“Moioli
non è semplicemente un allenatore di canottaggio - ha aggiunto il primo
cittadino - Moioli è un innamorato del canottaggio. La sua dedizione e il suo
impegno sono senza limiti, incondizionati. Nonostante la sua carriera da
vogatore, nonché da allenatore, sia tale da consentirgli di considerarsi
infallibile, lui è da sempre grande osservatore ed estimatore dei suoi
colleghi, dei quali studia le metodologie di voga e di allenamento”.
Il sindaco Fasoli con Giuseppe Moioli |
“Non
esita a testarle e ad aggiungerle al suo bagaglio di conoscenze e esperienze -
ha osservato sempre Fasoli - Forse il segreto della sua eterna giovinezza sta
proprio qui. Ogni nuovo atleta in Canottieri, ogni nuovo stile di voga, ogni
nuovo metodo di allenamento è per lui un nuovo inizio, una nuova avventura, una
nuova storia da scrivere”.
Quindi
qualche altra considerazione: “Ho vissuto vicino a lui e vicino
all’indimenticato Franco Faggi e mai, fino al mio approdo in Canottieri, ho
capito che avevo la fortuna di vivere a pochi passi da chi aveva fatto la
storia. Un esempio di profonda umiltà, non detta a parole ma nei fatti.
Quell’Olimpiade del 1948, un tempo per noi lontano, e quel pazzesco risultato
furono orgoglio per l’Italia intera che, con difficoltà, stava rialzando la
testa dopo lo strazio e la vergogna della guerra”.
Il
sindaco ha sottolineato a quel punto come “quattro ragazzi (Moioli, Morille,
Invernizzi e Faggi, ndr) portarono
Mandello alla ribalta delle cronache sportive extramotociclistiche. Per me
invece, da ragazzino, Moioli era il burbero e silenzioso signore di Olcio che
faceva il vino, l’olio e la grappa. Nel suo palmarès quattro partecipazioni
olimpiche (oltre a Londra ’48, anche Helsinki 1952 e Melbourne 1956, sempre sul
“quattro senza”, poi Roma 1960 da riserva), un titolo mondiale e cinque allori
europei. Da allenatore un oro olimpico con Piero Poli, un argento con Carlo
Mornati e molte partecipazioni: le quattro di Franco Zucchi e quelle di Atlanta
del ’96, dove Carlo Mornati e Carlo Gaddi partivano da favoriti in quanto
campioni mondiali uscenti”.
Giuseppe Moioli, 91 anni |
E
ancora: “Innumerevoli i titoli mondiali, anche giovanili. L’attaccamento alla
sua terra, alle sue viti, ai suoi olivi e alla sua
Canottieri lo ha frenato nell’intraprendere la carriera di allenatore della
Nazionale. Moioli non usa mezzi termini. E’ schietto, sia nei complimenti sia
nell’evidenziare i difetti. E’ capitato e capita tuttora che lo si metta in
discussione: lui, ogni volta, raddoppia il suo impegno e dimostra di essere
ancora in grado di fare la differenza”.
Infine
una considerazione. “Se intere
generazioni di mandellesi gli sono riconoscenti e gli portano rispetto - ha
concluso Riccardo Fasoli - è perché, a 91 anni, ha ancora la capacità di
stupire e di essere di esempio. Oggi questi sentimenti diventano di un’intera
comunità, diventano ufficiali, diventano per sempre. Grazie, Giuseppe, per
quello che hai dato e dai a me, ai tuoi ex atleti, ai tuoi atleti di oggi e a
tutta la comunità”.
In un successivo servizio, altre testimonianze e
altre immagini della serata di consegna delle civiche benemerenze.
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