Nella seconda
decade di maggio la scrittrice sarà ospite al Festival della letteratura di
Mandello
(C.Bott.) E’ tra le ospiti più attese al Festival
della letteratura che quest’anno si terrà a Mandello nella seconda decade di
maggio per iniziativa dell’assessorato alla Cultura.
Lei
è Marina Di Guardo (nella foto), che in riva al Lario presenterà il suo nuovo libro La memoria dei corpi, in libreria dal 15
gennaio (Mondadori, 256 pagine, 18 euro).
UN TUFFO NEI LUOGHI OSCURI
Giorgio
Saveri non ha nemmeno quarant’anni ma sulle spalle ha accumulato abbastanza
delusioni da ritirarsi a vivere nella magione di famiglia, una lussuosa e
antica villa sulle colline piacentine ricca di opere d’arte.
Unico
contatto con il mondo è Agnese, la domestica che l’ha cresciuto al posto della
vera madre, una donna algida morta molti anni prima in un incidente stradale, e
del padre dispotico, che fino al giorno del suo suicidio non ha mai perso
occasione di denigrarlo pubblicamente.
Tutto
cambia la notte in cui Giorgio si imbatte nella fascinosa Giulia, che ha il
dono di capirlo come nessun’altra persona prima, ma che di sé racconta poco e
che lo imbriglia in una relazione ambigua e ad alto tasso erotico.
Quando
però Agnese scompare nel nulla, Giorgio non ci sta. E inizia a indagare. Presto
il cerchio intorno alle bugie di Giulia si stringe, ma lei non è l’unica a
nascondere segreti…
Dopo
Com’è giusto che sia, Marina Di
Guardo regala ai lettori un nuovo, sorprendente thriller, un meccanismo a
orologeria dalle tinte rosso scuro di Basic
Instinct, un tuffo nei luoghi oscuri che si annidano dentro ognuno di noi.
MARINA DI GUARDO, SICILIANA D'ORIGINE
Siciliana
d’origine e cremonese d’adozione, Marina Di Guardo ha lavorato per molti anni
nella moda prima di dedicarsi alla scrittura.
Ha
pubblicato per la casa editrice Nulla Die i romanzi L’inganno della seduzione e Non
mi spezzi le ali, per Feltrinelli - nella collana Zoom - il thriller Bambole gemelle, per Delos Books il
racconto horror Frozen bodies e nel
2017, per Mondadori, il thriller Com’è
giusto che sia.
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