Aristide Angelo Milani |
di Claudio Redaelli
Operazione “Eco degli abissi”, giovedì 17 gennaio alla
Canottieri Lecco, concernente le riprese terrestri e subacquee delle fasi di
collaudo del localizzatore di profondità di Aristide Angelo Milani, con
relativo video realizzato da Mediacreative project di Donatella Cervi.
Una data non casuale, quella scelta per l’evento,
perché coincisa con il cinquecentesimo anniversario vinciano.
Può essere considerato paradossale il fatto di dover
realmente collocare negli scaffali delle “Gallerie d’arte” un’opera di design
preposta, a tutti gli effetti, al rilevamento delle profondità subacquee
garantendone al tempo stesso l’assoluta fedeltà operativa, tenendo conto oltre
tutto del vantaggio di poter disporre dell’autonomia funzionale e di non
dover necessariamente delocalizzare?
“Accettiamo l’interrogativo - è stato spiegato -
unicamente per suggellare con il termine paradosso le premesse di un’innovativa
corrente artistica venutasi a creare grazie all’ingegnoso autore, che è stato
in grado di attribuire attraverso il magistrale sviluppo della meccanica dei
liquidi una valenza artistica a un’opera di design applicata alle scienze”.
Radici legate alla poesia
“E’ determinante evidenziare - ha detto dal canto suo
Aristide Angelo Milani - come quest’opera dalle radici legate alla poesia sia
ascrivibile all’Arte del paradosso, da me definita Paradoxart. In effetti Eco
degli abissi si assoggetta alle ragioni della scienza, della tecnica e
dell’arte improntata al design, indicata nella fattispecie con il neologismo
Poetartisticdesign”.
L’Eco degli abissi, dotato di funzionalità autonoma, è
l’elemento innovativo che va a collocarsi tra i localizzatori di profondità
esistenti: il classico scandaglio, fondato sulla manualità e l’evoluto sonar,
alimentato elettricamente, basato sull’emissione di ultrasuoni e sulla
captazione della relativa eco.
Al tempo stesso, se in possesso delle carte
batimetriche, ha la peculiarità di non delocalizzare necessariamente ma, con il
valore della velocità effettiva rilevata in fase di collaudo, offre
l’opportunità di formulare i tempi dell’andirivieni abissale.
Al di là di questa prerogativa, contrariamente ai
classici localizzatori, ha il pregio di avere un riscontro anche nel mondo
delle arti associate al design.
Questo localizzatore, per via dell’unicità, della
singolarità come detto di non de localizzare e dell’originalità della struttura
in cristallo acrilico è destinato a suscitare una legittima se pur curiosa
perplessità, dal momento che dispone di potenzialità tecnico-scientifiche ben
evidenziate.
“A questo punto - ha specificato Milani - possiamo
permetterci di ascriverlo ai campi dell’arte e del design, traslandolo in un
nuovo ordine definito per l’occasione con il termine Paradoxart”.
La scienza e la tecnica
Eco degli abissi prende le mosse dallo sviluppo di un
innovativo localizzatore abilitato alla ricerca delle profondità senza
l’ausilio degli ultrasuoni pertinenti ai sonar.
Trattandosi di un vero e proprio mezzo di ricerca
subacquea, muovendosi in caduta libera, ricalca fedelmente il moto dei
batiscafi.
Il principio funzionale di cui si avvale è basato sul
rilevamento del tempo impiegato a compiere l’andirivieni nelle acque di cui si
desidera conoscere la profondità. Se si rilevassero le quote dalle carte
batimetriche sarà dunque possibile determinare i tempi di percorrenza degli
spazi abissali senza ricorrere alla sua delocalizzazione.
Il design
Per assurgere al livello di oggetto di design, senza
necessariamente discostarsi dal disegno tecnico dei classici mezzi di ricerca
subacquea, l’opera è stata realizzata in cristallo acrilico.
La modellazione ha evidenziato forme assimilabili a
quelle del disegno industriale nobilitato con l’impiego di un materiale che
traspare.
L’oggetto artistico
L’unicità dell’Eco degli abissi, decisamente non
seriale, gli conferisce il pregio di unicum che, associato all’esclusiva
valenza artisticdesign, fa travalicare pienamente il concetto di bene
strumentale fine a se stesso.
Bella la foto di Aristide con gli occhi all'altezza del "furnasun"del Melgone.
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